Brughini, radiocronista Rai: "Vi racconto il Giro"

Dalla moto ogni giorno le imprese dei ciclisti

Brughini, radiocronista Rai

Brughini, radiocronista Rai

Perugia, 27 maggio 2016 «EBBENE SI’, lo confesso, quando siamo passati per le strade umbre ho provato un brivido: l’aria di casa mi emoziona. E la sera dell’arrivo a Foligno ho fatto un salto a Perugia, in famiglia, ad abbracciare mia moglie e Ascanio, che ha 6 anni e mezzo e mi ascolta alla radio. Al rientro farò un salto a Valfabbrica, il mio paese. Il papà Angelo è il capo di quelli che mi seguono sempre».

ANTONELLO Brughini, radiocronista perugino che ogni giorno racconta agli italiani le tappe del Giro ciclistico d’Italia, ha aggiunto le due ruote a pedali alle molte esperienze maturate con calcio (serie A e B) e volley. E’ entusiasta: «Vivere per settimane nell’ambiente del Giro arricchisce umanamente e professionalmente. Ci si confronta con il meraviglioso mestiere di atleti che esaltano la fatica, la sofferenza, il talento. Sono tutti eroi, anche quelli che non vincono».

E’ dura anche per voi che raccontate la corsa...

«Sì, l’impegno è grande ma la gratificazione fa superare ogni difficoltà. E’ entusiasmante il contatto con i ciclisti ed è bello anche il rapporto con migliaia di tifosi che applaudono perfino noi. Addirittura ci invitano a bere o a mangiare un panino».

Sei abituato alla gente degli stadi. Qui invece c’è tutto un altro pubblico. Quali le differenze?

«Qui c’è meno esasperazione, più genuinità. Si ammira il campione, comunque c’è affetto per tutti. Ci sono i sorrisi, i bambini: è davvero una festa. Balconi imbandierati, palloncini a colori».

Voi radiocronisti siete liberi di fare tifo?

«Fra un italiano e uno straniero è spontaneo sbilanciarsi un po’. Senza mancare di rispetto all’altro, ovviamente».

Alla sera, conclusa la fatica quotidiana, voi giornalisti siete almeno liberi di fare un minimo di turismo?

«Non c’è tempo: la sveglia del mattino è alle 7, impietosamente. Mangiamo insieme, specie noi della Rai. Il gruppo è compatto: Emanuele Dotto, Giovanni Scaramuzzino, io e Massimo Ghirotto, che è stato ciclista e sa tutto dei corridori. Io mi collego con ‘Zona Cesarini’ alle 22, poi vado a letto perchè ogni giornata è faticosa».

Non sei l’unico umbro al Giro...

«No, c’è anche Eros Capecchi, gregario di Nibali. E’ di Borghetto di Tuoro. Un ottimo corridore e, tra l’altro, anche un bravissimo ragazzo».

Antonello, sei in diretta più di cento volte l’anno. Hai un sogno che vorresti realizzare?

«Beh, un sogno c’è: prima di andare in pensione mi piacerebbe raccontare qualche partita ai Mondiali di calcio».