Nessuna ragione di fede per litigare né tanto meno picchiare il connazionale 28enne che ha denunciato di essere stato malmenato perché "frequenti la chiesa dei cristiani". Tre tunisini sono stati arrestati sabato scorso, su disposizione del gip di Perugia, perché ritenuti responsabili delle violenze aggravate dalla discriminazione religiosa. Ieri, in carcere, l’interrogatorio di garanzia per i tre indagati, nel corso del quale due di loro, assistiti dall’avvocato Daniela Paccoi, hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Il terzo, invece, secondo quanto si apprende, avrebbe risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari, negando le contestazioni. Sostenendo, al contrario, che non sarebbero potute esserci questioni di odio religioso visto che anche sua moglie è di religione cattolica e loro figlio è battezzato. Gli episodi contestati risalgono alla metà di novembre. Secondo quanto denunciato dalla presunta vittima, insieme a un amico gli sarebbe stato impedito l’ingresso perché "non sei un buon musulmano".
Avrebbero fatto seguito calci e pugni. Che si sarebbero ripetuti pochi giorni dopo, quando, incontrando nuovamente gli indagati, si sarebbe rifiutato di ritirare la prima denuncia presentata alla polizia. Il giovane presunta vittima vive a Ponte San Giovanni da diverso tempo, lavora per una famiglia della frazione di Perugia con cui si trovava fuori città al momento dell’esecuzione degli arresti. Un’evoluzione che lo aveva colto di sorpresa, aveva riferito chi lo aveva sentito telefonicamente, dopo mesi di apprensione durante i quali, però, non aveva abbandonato la sua intenzione di convertirsi e di essere battezzato.
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