Partite Iva, la grande ritirata. In un anno calo del 5,6 per cento. L’Umbria va in controtendenza

Mentre la media nazionale dice che il ’popolo’ torna a crescere dopo la pandemia del 2020 il nostro territorio fa registrare un arretramento. Peggio di noi soltanto quattro regioni.

Partite Iva, la grande ritirata. In un anno calo del 5,6 per cento. L’Umbria va in controtendenza

Partite Iva, la grande ritirata. In un anno calo del 5,6 per cento. L’Umbria va in controtendenza

Continua a diminuire il popolo delle partite Iva in Umbria: anche nel 2023 si è infatti registrato un calo del 5,6 per cento, un dato che è in controtendenza con la media nazionale dove c’è invece una leggera ripresa. E Il Cuore Verde è la quintultima regione in questa graduatoria dato che peggio fanno soltanto le Marche (-17,2 per cento), il Piemonte (-15,5 per cento), l’Emilia Romagna e il Molise (entrambe -15,1 per cento). I dati aggiornati alla fine dell’anno scorso li ha messi sul tavolo la Cgia di Mestre, che rivela ancora una volta come il popolo degli autonomi dalle nostre parti soffre più che altrove. Prima della pandemia (2019) le partite Iva in Umbria erano 89.100, nel 2022 sono scese a 80.600 e poi l’anno scorso a 76mila. Un calo in quattro anni del 14,6 per cento quindi e il boom post pandemia non ha affatto aiutato questa categoria di lavoratori da queste parti, dato che in un anno (‘22-‘23) se ne sono persi 4.500. Cgia spiega come "molte professioni siano in grosse difficoltà e il loro numero sta diminuendo: ci riferiamo, in particolare, ai lavoratori autonomi "classici", come gli artigiani, i piccoli commercianti e gli agricoltori.

Diversamente, sono in espansione le partite Iva senza albo o ordine professionale. Alcuni esempi di professioni non regolamentate? I web designer, i social media manager, i formatori, i consulenti agli investimenti, i pubblicitari, i consulenti aziendali, i consulenti informatici, gli utility manager, i sociologi, gli amministratori di condominio.

"Il crollo del numero degli artigiani e dei piccoli commercianti è ormai visibile a occhio nudo – aggiunge il segretario della Cgia, Renato Mason -. Nelle città e nei paesi di periferia è sempre più in aumento il numero delle botteghe e dei negozi chiusi definitivamente. Va evitato tutto ciò, perché questa desertificazione abbassa notevolmente la qualità della vita di tutti noi". E d’altro canto, andando ad approfondire, si nota ancora come lo scorso agosto, sempre Cgia aveva certificato il crollo degli autonomi negli ultimi dieci anni: - 6.534 artigiani pari a un calo del 20,2 per cento. In particolare nella provincia di Perugia questa categoria (artigiani) è diminuita del 19,9%; meglio è andata ai commercianti (-12,2) e stessa percentuale (- 12,4) per gli agricoltori.