REDAZIONE UMBRIA

Luca Panichi batte anche la neve e conquista il Terminillo in carrozzina

L’atleta di Magione firma l’ennesima impresa alla Tirreno-Adriatica: «La passione mi dà forza»

Luca Panichi scala gli ultimi cinque chilometri della Tirreno-Adriatico

Perugia, 17 marzo 2015 - Le mani sulle ruote spingono come non mai. La testa bassa, il battito del cuore sempre più intenso, la fatica. Tutt’intorno è freddo, tifosi a bordo-strada e neve. «Forza Luca, non ti fermare». Anche quando i fiocchi diventano più grossi tanto da ricoprire subito l’asfalto. Perchè Panichi non ha mai smesso un solo giorno di correre e non lo ha fatto neanche domenica, conquistando in carrozzina la Tirreno-Adriatico. Sotto la neve. «Sono fatto così, è la passione che mi dà la carica», ammette. Dopo essersi preso lo Zoncolan, il Gavia, le Tre Cime di Lavaredo e lo Stelvio, l’atleta di Magione scala anche il Terminillo e firma un’altra impresa da raccontare. Lui, 45 anni, ha avuto un grave incidente in una gara ciclistica nel 1994 che lo ha costretto all’immobilità. Ma non si è lasciato abbattere. Anche su una sedia a rotelle ha dimostrato che determinazione e impegno superano ogni barriera.

Luca ha iniziato la scalata del Terminillo da solo. Ha cominciato a correre a cinque chilometri dal traguardo. «Un modo di confrontare la mia performance e mettermi alla prova», ammette l’atleta disabile. Dopo appena un chilometro era già su ritmi altissimi, e «questo mi ha dato ulteriore stimolo a continuare». Ancora e ancora, spingendo con le braccia, con un’incognita: le condizioni atmosferiche. «A farmi più paura era la pioggia, sarebbe stata dura con l’asfalto bagnato, forse non ce l’avrei fatta. Ma a un certo punto ha cominciato a soffiare un forte vento e questo mi ha aiutato». Poi la sorpresa, con la strada sotto le ruote che ha iniziato a diventare bianca. «Non mi aspettavo certo la neve... », ammette. Una sorpresa di quelle che ti mettono alla prova. Che rendono più pesante il percorso. Ma Luca ha continuato, sempre più forte.

«Negli ultimi quattro chilometri di scalata sono stato supportato da Sandro Santacchi, mentre a un certo punto della gara mi sono ritrovato in mezzo ai corridori della Tirreno-Adriatico». Loro in bici, lui in carrozzina. Fino al traguardo. «Una grande emozione, alla fine è andata benissimo. Un’ora in meno di 5 anni fa sullo stesso percorso», sorride. Sa bene che la sua è una vittoria di quelle che non si dimenticano. Che fanno scuola e lanciano messaggi. Quelli che cerca di portare ovunque, in gara o in palazzetto, dietro a un tavolo, parlando ai ragazzi o sotto la tormenta. «Il messaggio è di favorire la pratica sportiva come strumento di inclusione sociale – le sue parole –. Più che fare agonismo con persone disabili, vado nei contesti di gara. Il senso è di trasmettere la lezione dello sport come lezione di vita». Forza Luca, non ti fermare.

Daniele Cervino