SILVIA ANGELICI
Cronaca

Palazzo Murena, uno scrigno aperto a tutti

Prosegue il viaggio de La Nazione alla scoperta dei “tesori“ dell’Ateneo perugino. Oliviero: "Patrimonio al servizio della collettività"

di Silvia Angelici

L’arrivo di Napoleone ha ridimensionato le proprietà del clero anche in Umbria. Tra queste palazzo Murena, che da convento degli Olivetani diventa sede dello Studium perugino. Nel 1810, a dicembre, la prima lezione. E poi a seguire fino ai giorni nostri. Prosegue il viaggio de La Nazione alla scoperta dei “tesori“ dell’Università. Il rettore Maurizio Oliviero apre le porte del rettorato, che annovera oltre ad una biblioteca preziosissima (la visita sarà oggetto della prossima puntata, ndr), un archivio messo al servizio della collettività. "La nostra Università – spiega il responsabile Massimo Reali – è uno dei pochi Atenei italiani che abbia provveduto alla conservazione di gran parte del proprio archivio storico e addirittura di fondi prodotti da altri enti". Si va a ritroso nel tempo: il documento più antico custodito negli scaffali di questa cassaforte della memoria notarile è una pergamena che attesta la nomina di Anrico da Castellione a podestà di Perugia (febbraio 1237), ben prima che lo Studium ottenesse il riconoscimento ufficiale del pontefice Clemente VIII con la bolla del 1308. "L’archivio – prosegue Reali – custodisce circa 20mila pezzi, compresi i documenti degli archivi ospiti, tra cui quello del Collegio Pio della Sapienza".

Percorriamo i corridoi di marmo che prendono luce dal chiostro. "I pezzi più pregiati – osserva il delegato del rettore Roberto Rettori – sono le carte geografiche risalenti al XVII secolo di fattura olandese: rappresentano le prime finestre sul mondo e le rotte utilizzate per gli scambi commerciali". Entriamo nella sala di rappresentanza, lo studio del padrone di casa, tanto per intenderci. “Sede, doce et impera“, recita la scritta intarsiata sulla panca. Ossia “Siedi, insegna e governa“. Nella sala dell’ex Senato i ritratti dei rettori ci guardano dall’alto: ermellini, simboli, loghi, vanità e stili (Ermini scelse il tratto futurista di Dottori, Bistoni quello di Franco Venanti) si alternano dentro le cornici a partire dall’Unità d’Italia ad oggi. Una sequenza di governatori, un alternarsi di scettri: ognuno ha lasciato il segno nel tempio del sapere...