Tumore del rene esteso al cuore, primo intervento del genere in Umbria

Il paziente adesso si trova a casa “in ottime condizioni”

Il professor Ettore Mearini e il dottor Marcello Bergonzini

Il professor Ettore Mearini e il dottor Marcello Bergonzini

Perugia, 8 maggio 2024 – Eseguito all'ospedale di Perugia, per la prima volta in Umbria, un intervento chirurgico per sconfiggere un grave e raro caso di tumore del rene esteso al cuore. È stato condotto dall'equipe di urologia, diretta dal professor Ettore Mearini, insieme a quella di cardiochirurgia, guidata dal dottor Marcello Bergonzini.

Il paziente, che è attualmente in «ottime» condizioni generali al proprio domicilio, ha avuto un «rapido e completo» recupero post-operatorio. Il paziente umbro di 65 anni - riferisce l'Azienda ospedaliera -, trasferito dall'ospedale di Foligno, era affetto da un carcinoma del rene che coinvolgeva l'intera vena cava inferiore sino al suo sbocco nell'atrio destro del cuore. Dopo una complessa valutazione multidisciplinare condotta dagli urologi, cardiochirurghi, radiologi e anestesisti il paziente è stato sottoposto dal radiologo interventista ad embolizzazione renale 24 ore prima della procedura chirurgica per ridurre al minimo il sanguinamento intra-operatorio.

«Si è trattato di un intervento chirurgico molto complesso che ha richiesto un nuovo approccio con pochissimi casi descritti nella letteratura scientifica internazionale» ha sottolineato l'Azienda ospedaliera di Perugia. «Nello specifico - spiega Mearini, direttore della clinica urologica - è stata fatta 'asportazione radicale del rene e di tutto il trombo tumorale che arrivava sino al cuore, aprendo la vena cava inferiore». «Per evitare sanguinamenti, - aggiunge Bergonzini, direttore di Cardiochirurgia - l'intervento è stato eseguito bloccando l'attività cardiaca, mantenendo però l'afflusso di sangue agli altri organi attraverso la circolazione ematica extra-corporea». «Tale strategia chirurgica - continua Mearini - consente di migliorare la sopravvivenza a cinque anni del 31% dei casi rispetto a chi non viene operato, anche se va sottolineato che, a causa della sua complessità, è gravata da un tasso di mortalità intra e post-operatoria del 4-10% e da un altrettanto rilevante tasso di complicanze, prime tra tutte, l'ischemia miocardica nel 37% dei casi e l'insufficienza renale acuta nel 42,7% dei casi. Dopo circa 6 ore, l'intervento chirurgico mini-invasivo, perfettamente riuscito, si è concluso senza sanguinamenti eccessivi né altre complicanze intra-operatorie».

«Il carcinoma renale rappresenta circa il 3% dei tumori maligni negli adulti - spiega ancora Mearini - e una delle caratteristiche precipue di tale tumore è la capacità di invadere la vena cava inferiore, evenienza che si verifica nel 4-10% dei casi. L'invasione della vena cava inferiore, la vena più grande del corpo umano, consiste nella formazione di trombi di natura tumorale al suo interno, portando ad una riduzione del tasso di sopravvivenza a cinque anni a circa il 60%. Il trattamento della trombosi cavale viene eseguito di routine in clinica urologica, essendo anche centro di riferimento per tale patologia, ma in questo caso l'azione del cardiochirurgo è stata fondamentale per il controllo dell'attività cardiaca». «L'approccio cardiochirurgico che abbiamo messo a punto in sede di intervento - spiega Bergonzini - riguarda la mini-toracotomia, una piccola incisione intercostale che ha permesso di evitare di sezionare lo sterno e di aprire la gabbia toracica. Tale tecnica ha permesso al paziente di affrontare più agevolmente la fase post-operatoria, avendo ridotto al minimo i rischi di sanguinamento, di insufficienza respiratoria, di infezione dei siti chirurgici e di immobilizzazione prolungata. Tutto ciò ha consentito una rapida convalescenza senza alcuna rilevante complicanza».

«Dall'analisi della letteratura scientifica internazionale, - commenta Mearini - quello eseguito presso l'Azienda ospedaliera di Perugia, è uno dei pochissimi casi di nefrectomia radicale con trombectomia cavale di quarto stadio in circolazione extracorporea ottenuta mediante mini-toracotomia anteriore destra. La scelta di trattare una patologia così grave e complessa (carcinoma renale con trombosi della vena cava estesa al cuore) è stata possibile grazie alla presenza in ospedale di alte professionalità specialistiche che hanno applicato trattamenti multidisciplinari e utilizzato tecniche chirurgiche innovative. Investire su risorse umane e tecnologiche - conclude Mearini - è ciò che serve a mantenere l'Azienda di riferimento regionale ai livelli che le competono».