Operaio morto per l’esposizione all’amianto, risarcimento di 130mila euro ai familiari

Il tribunale di Roma ha condannato l'Enel per la morte di un ex operaio originario di Gualdo Tadino morto nel giugno 2018 all'età di 72 anni

Un'aula di tribunale (foto repertorio Ansa)

Un'aula di tribunale (foto repertorio Ansa)

Gualdo Tadino (Perugia), 30 gennaio 2024 – Il tribunale di Roma ha condannato l'Enel a risarcire con una somma di 130mila euro i familiari di un ex operaio originario di Gualdo Tadino morto nel giugno 2018 all'età di 72 anni a causa di un mesotelioma pleurico derivante dall'esposizione professionale all'amianto. Lo ha annunciato l'Osservatorio nazionale amianto secondo cui aveva prestato servizio presso la centrale di Gualdo Cattaneo per 33 anni, lavorando come manutentore di officina meccanica e delle linee elettriche.

Per l'Osservatorio fino al 1990 l'uomo e gli altri operai non disponevano di adeguate misure di protezione individuale né era a conoscenza della presenza delle fibre nocive e del loro impatto sulla salute.

L'avvocato Ezio Bonanni, presidente dell'Osservatorio nazionale amianto e legale della famiglia, ha attribuito all'Enel anche la violazione degli obblighi relativi alla sicurezza sul lavoro. L'Enel è quindi intervenuta con una nota sottolineando che il tribunale ha comunque ridotto la richiesta risarcitoria. L'azienda ha quindi evidenziato di avere "sempre adottato le misure di protezione e di salvaguardia inerenti la tutela delle condizioni di lavoro nel rispetto della normativa nel tempo vigente”.

Enel precisa inoltre che “l'ex dipendente, dopo aver lavorato quale elettricista presso aziende di impianti elettrici, ha poi svolto l'attività come manutentore alla centrale termoelettrica di Bastardo e, successivamente, presso la sede di Gualdo Tadino con qualifica di operaio e manutentore di linee elettriche”. L'Azienda “si riserva ogni più approfondita valutazione a valle del deposito delle motivazioni della sentenza, anche ai fini di un possibile appello”.