Andrea Taddei è stato riconfermato presidente dell’Opera del Duomo nella prima riunione del nuovo consiglio d’amministrazione che si svolge a scrutinio segreto, ma non ha ottenuto la maggioranza assoluta e, nella seconda tornata in cui serve la maggioranza relativa, ha preso solamente tre voti su sette, considerando le astensioni e un voto a testa preso da altri due membri del cda. Una elezione tutt’altro che trionfale che conferma il clima pesante che si respira all’interno della Fabbriceria a causa dei tanti veleni che circolano sulla gestione dell’ente. Non a caso uno dei membri del cda, l’avvocato Nicola Pepe, ha chiesto ufficialmente l’accesso agli atti per analizzare tutti i provvedimenti assunti nella scorsa amministrazione. Intanto un vero e proprio dossier sui temi più scottanti sarebbe stato consegnato al prefetto Giovanni Bruno. È quello che riguarda alcuni aspetti gestionali e vari provvedimenti amministrativi oltre a decisioni di spesa che sono stati approvati dal precedente cda, scaduto a fine luglio. Rientrano in questo contesto di nervosismo i contatti che ex amministratori hanno avuto con il prefetto alla cui attenzione sarebbero state portate alcune decisioni come consulenze corpose a professionisti, interventi su immobili della Fabbriceria, locazioni dello stesso patrimonio immobiliare, assunzioni di personale oltre alla conduzione dell’azienda agricola. Una delle questioni aperte riguarda il regolamento del personale approvato alla fine del mandato del vecchio cda che è entrato in vigore nel periodo di “vacatio“ del consiglio, in piena estate. Un regolamento con il quale sono stati disposti demansionamenti per alcuni dipendenti mentre il segretario avrebbe beneficato di un innalzamento della qualifica come segretario generale, figura che non sarebbe prevista nello statuto.
Cla.Lat.