"Non ho sparato per uccidere" Baldini si difende ’da remoto’ La difesa: "Si proceda per lesioni"

Non voleva uccidere la sorella quando, dalla finestra del bagno della sua abitazione alle porte di Marsciano, sparò tre colpi di fucile ferendo la donna in maniera gravissima ed il suo compagno. Esasperato da acredini e tensioni familiari, voleva solo "spaventarli". È la tesi sostenuta dalla difesa di Danilo Baldini, l’imprenditore 40enne che da dieci mesi si trova in carcere con l’accusa di tentato omicidio.

Ieri mattina, nel corso del processo con rito abbreviato davanti al gup del tribunale di Spoleto, Federica Fortunati, in collegamento da remoto Baldini ha voluto rendere spontanee dichiarazioni, ribadendo di aver esploso i colpi per spaventarli ed intimidirli e di non aver mai voluto far del male alla sorella Cristina. Il difensore dell’imputato, l’avvocato Claudio Sforza del foro di Roma, chiede la derubricazione del reato da tentato omicidio a lesioni gravi o, in subordine, il riconoscimento delle attenuanti generiche e della provocazione. Intanto ha presentato ricorso per Cassazione avverso al provvedimento del tribunale del Riesame di Perugia che, accogliendo l’appello del pubblico ministero, ha riconosciuto il reato di tentato omicidio anche nei confronti del compagno della sorella, ferito alle gambe durante quella tragica notte di gennaio (ed oggetto di un procedimento parallelo). La parte civile – avvocato Antonio Cozza - ha avanzato una richiesta risarcitoria pari ad 800mila euro (con una provvisionale immediatamente esecutiva di 300mila) per i danni e le lesioni patiti dalla donna. A seguito degli spari fu ricoverata in Terapia intensiva e sottoposta ad un delicato intervento chirurgico. La decisione del giudice è attesa per il 4 dicembre. Nella scorsa udienza il pubblico ministero Patrizia Mattei aveva sollecitato una condanna a dieci anni di reclusione per il tentato omicidio della sorella.

Valentina Scarponi