REDAZIONE UMBRIA

Niente ’alimenti’ con l’affido paritario dei figli

Il giudice stabilisce che il bambino (come lui stesso richiedeva) viva a metà, tra mamma e papà. E decide per il mantenimento diretto

Una sentenza rivoluzionaria, dopo la separazione di una coppia. Una sentenza che vede “vincere“ il figlio. Potrebbe essere sintetizzata così la decisione della Prima sezione civile del Tribunale di Perugia (presidente Mariella Roberti, giudici Loredana Giglio e Arianna De Martino) che ha stabilito che l’affidamento sia condiviso, ovvero diviso in tempi uguali tra i due genitori e che l’uno non debba nulla all’altra per il mantenimento, proprio in virtù di questa “divisione paritetica“.

Allora, andiamo per ordine. Due genitori (lei ostetrica, lui impiegato con redditi simili), con un bambino di 10 anni, decidono di lasciarsi. Come spesso accade, l’accordo non si trova e scelgono di rivolgersi al Tribunale di Perugia. Il primo provvedimento del giudice è, per così dire, “tradizionale“: il bambino viene collocato presso la madre, il padre deve pagare l’assegno di mantenimento (in questo caso si tratta di 300 euro). Poi, però, sceglie il bambino. Ovvero è proprio lui, mentre gli adulti vanno avanti con le carte bollate, a chiedere di poter trascorrere più tempo a casa del padre, peraltro anche vicina a quella della mamma. E, allora, succede che mamma e papà si dividono praticamente con equità la compagnia del ragazzo: il bambino sta dal martedì mattina fino al venerdì sera con la mamma e i giorni che restano vive con il padre. Il figlio cresce e, come sottolineano anche i servizi sociali incaricati dal Tribunale, ha un bel rapporto sia con la mamma sia con il papà: è sereno, bravo a scuola e fa diversi sport.

Intanto in aula, i genitori arrivano all’udienza dove si “conclude“: la mamma chiede il collocamento prevalente del bambino, mentre il papà chiede che le cose restino come sono. L’avvocato Simone Marchetti chiede, per conto del padre, che il Tribunale disponga il collocamento paritario del bambino presso ciascuno dei genitori. E così è stato: il Tribunale, con provvedimento del primo di settembre, dispone il collocamento del bambino presso il padre e la madre secondo tempistiche paritarie.

Non solo, però. Ed è qui che, forse c’è la “rivoluzione“: il Tribunale, alla luce del fatto che i genitori si occupano del figlio in maniera identica e in considerazione dei redditi omogenei, revoca il mantenimento a carico del padre disponendo il cosiddetto mantenimento diretto: ciascun genitore, nel periodo di permanenza del bambino presso di sé, provvede a tutto l’occorrente senza pagare nessun assegno all’altro.

"Si tratta di una sentenza – dice l’avvocato Simone Marchetti, esperto in separazioni e divorzi – che non esiterei a definire rivoluzionaria. Il cosiddetto affido condiviso è stato introdotto nel nostro ordinamento già nel 2006. In questo lungo periodo, tuttavia, la legge, assolutamente condivisibile nella sua ratio ispiratrice, si è però scontrata con la prassi dell’affido condiviso con collocamento prevalente (quasi sempre a favore della madre) che, nella sostanza, non diverge granché dal vecchio affido esclusivo. Con la sentenza di cui parliamo, invece, il Tribunale ha ritenuto corretto, nell’interesse del minore, il collocamento effettivamente paritetico tra i genitori. Di notevole importanza – conclude il legale – anche la statuizione economica conseguente: bene ha fatto il Tribunale di Perugia a disporre il cosiddetto mantenimento diretto che, nel caso di specie, appariva come la soluzione più equa e comunque la naturale conseguenza dell’affido paritetico".

Annalisa Angelici