SILVIA ANGELICI
Cronaca

Nestlè promossa: "Crea valore per l’Umbria"

Presentato lo studio di Althesys Strategic Consultant: ogni euro prodotto dall’azienda ne genera 2,5 per l’economia del territorio

di Silvia Angelici

In Umbria nel 2020 Nestlé ha generato 132 milioni di euro di valore condiviso, a dimostrazione che la multinazionale, spesso guardata con sospetto dai sostenitori del modello tradizionale, non ha pensato solo al proprio tornaconto. Un’azienda contemporamea infatti deve avere il polso delle cosiddette esternalità positive, che si misurano sulla ricchezza e sul benessere diffusi, sul rispetto della collettività e del territorio, che prosperano insieme all’impresa, senza maltrattare l’ambiente. Nestlè è approdata in Umbria nel 1988 con l’acquisizione della Perugina di San Sisto. Un sodalizio che nella nostra regione, tra alti e bassi (non ultimi i tagli del personale avvenuti cinque anni fa) ha comunque generato una ricchezza pari allo 0,63% del Pil, più del doppio di quello prodotto a livello nazionale. Numeri documentati nello studio “Nestlé crea valore per l’Umbria”, redatto da Althesys Strategic Consultant e illustrato ieri in streaming dall’ad Marco Travaglia e dal direttore dello stabilimento Perugina Marco Muratori. Dall’analisi emerge infatti che per ogni euro di prodotto venduto in Umbria dalla multinazionale, vengano generati 2,5 euro per l’economia del territorio. "Le attività del Gruppo in Umbria – dice Travaglia – hanno garantito stimoli ai consumi con 46 milioni di euro di salari creati, supporto concreto all’interno della filiera con 82,8 milioni di euro di fatturato assicurato a fornitori e distributori e di contribuzione fiscale con 27 milioni di euro. Questi dati risultano ancora più rilevanti se rapportati con il contesto industriale locale, caratterizzato da microimprese con meno di 10 addetti, in cui Nestlé emerge come la prima azienda alimentare della regione e una delle più importanti industrie che operano in Umbria".

La capitale del cioccolato: "Nestlé nel triennio 2016-2018 – prosegue Travaglia – ha trasformato San Sisto, attraverso un piano di rilancio e sviluppo di 60 milioni, in un HUB Internazionale per la produzione del cioccolato in Europa, coniugando eccellenza produttiva, tradizione e sostenibilità. Nel 2020 lo stabilimento di San Sisto ha registrato un volume di produzione in crescita del 10% rispetto al 2019, di cui ben il 57% dedicato all’export".

"All’interno della fabbrica produciamo complessivamente 496 referenze, inclusi brand quali Crunch, Kit Kat e Galak per le nostre affiliate estere con volumi sempre crescenti – aggiunge Muratori –. La grande professionalità, passione ed esperienza delle nostre maestranze, coniugando competenze tecniche e tradizione nel campo confiserie, costituiscono un tassello fondamentale del successo imprenditoriale della Perugina e dell’esportazione in tutto il mondo del ‘saper fare’ del nostro Paese. La metà delle esportazioni sono destinate alla Francia, alla Spagna e alla Germania, ma stiamo consolidando anche i mercati di Cina e Australia".

Lontani ormai gli anni della Canasta e della Pomona, tanto per citare alcuni dei mitici cioccolatini nati dalla fantasia di Luisa Spagnoli, Muratori ha ricordato l’ingresso in azienda dei Granellati, la gamma Nero e le limited edition dei Baci a cui, dopo i fortunati lanci dei Baci Rosa e Baci Gold, si è aggiunta la linea Baci Dolce Vita, realizzata in collaborazione con Dolce&Gabbana, che hanno firmato anche i cartigli. A fare la sintesi di quello che è stato il modello Perugina in Italia, l’assessore regionale allo sviluppo economico Michele Fioroni. "Lo stabilimento Perugina – osserva – ha fatto da apripista all’innovazione sociale (basti pensare ai nidi aziendali), ma è stato anche un marchio cattedrale del marketing e nave scuola di sviluppo legato all’indotto".