"Nel nome di Maria aiutiamo chi cerca la verità"

Gennaro Elia presenta l’associazione che porta il nome della figlia morta a 17 anni. La cerimonia nella scuola che la ragazza frequentava

Gennaro Elia si commuove al pensiero di sua figlia. Ma sorride anche perché vede, e sente, quanto affetto c’è per Maria, i cui sogni sono stati spezzati il 27 marzo scorso, quando è morta appena 17enne, a 48 ore dal suo ricovero in ospedale. E adesso il padre vuole ricordarla sostenendo chi, come lui, è alla ricerca della verità. È nata per questo l’associazione “La voce di Maria“, senza scopo di lucro, che persegue "esclusivamente finalità di solidarietà sociale e sostegno alle famiglie che rimangono coinvolte in vicende di malasanità, malagiustizia, incidenti stradali, infortuni sul lavoro". Il “battesimo“ dell’associazione si è tenuto ieri mattina nell’aula che porta il nome di Maria, all’istituto Cavour-Marconi-Pascal. È la scuola che la 17enne, appassionata di moda, frequentava e, in quella scuola, nessuno l’ha dimenticata. Alla commemorazione c’erano le sue amiche ed erano presenti le professoresse Giorgia Mencarelli, Paola Petrini, Simona Piccardi. Ha portato il suo saluto anche il dirigente scolastico, Andrea Agostini. È stato proiettato un video in ricordo di Maria: immagini in cui la si vede sorridere, spensierata, rincorrere i suoi sogni; in cui le compagne raccontano le passioni che condividevano. Gennaro Elia ha portato con sé due regali per la scuola: un addobbo per l’albero di Natale, con una foto di Maria "perché così sarà con voi anche nei giorni di festa" e una donazione per l’acquisto di materiale didattico.

Intanto Gennaro Elia e gli avvocati che lo assistono (Antonio Cozza e Nicodemo Gentile) attendono la decisione del giudice Natalia Giubilei, al quale hanno chiesto di non chiudere l’inchiesta sulla morte di Maria. La Procura di Perugia aveva aperto un’indagine sul decesso della 17enne chiedendone poi l’archiviazione in quanto al personale medico ospedaliero "non possono muoversi censure né in relazione alla fase diagnostica né tantomeno alla conseguente prescrizione delle relative terapie". Ma papà Gennaro e i suoi avvocati sono convinti che Maria potesse essere salvata utilizzando l’Ecmo. Questo, almeno, sostengono i consulenti del padre che scrivono nella perizia: la "terapia Ecmo (extra corporeal membrane oxygenation, ndr) avrebbe rappresentato un intervento terapeutico salvavita". "Voglio sapere se Maria poteva essere salvata – insiste da mesi Gennaro Elia –, voglio solo conoscere la verità". La stessa battaglia che annuncia di voler condurre al fianco di chi si rivolgerà alla sua associazione.