REDAZIONE UMBRIA

’Ndrangheta in Umbria, pesanti condanne

Al Comune di Perugia riconosciuti 30mila euro di danno all’immagine: la stessa cifra alla Municipalità di Cutro

Vanno dai 20 ai 12 anni di reclusione le pesanti condanne in abbreviato inflitte dal gup Gabriella Lagozzo di Catanzaro alla compagine ‘perugina’ di Infectio (e Malapianta), l’operazione contro la ’ndrangheta della Dda guidata dal procuratore Nicola Gratteri - e svolta dalla Sezione criminalità organizzata della squadra mobile di Perugia - che aveva acceso i riflettori sugli appetiti criminali delle mafie. I reati contestati sono, a vario titolo, associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di droga, detenzione e occultamento di armi clandestine, minacce, violenza privata, associazione a delinquere finalizzata alla consumazione di reati di natura contabile strumentali alla realizzazione di frodi al sistema bancario.

Le condanne più alte sono state inflitte a Fiore Zoffreo (20 anni di carcere) e Leonardo Zoffreo (18 anni), entrambi "riferimenti operativi" della locale San Leonardo di Cutro in contatto nel capoluogo umbro con i Ribecco sia per il traffico di droga che per gli investimenti da compiere nella regione. Quindici anni e quattro mesi di reclusione è stata la condanna inflitta invece a Natale Ribecco, che secondo le indagini avrebbe avuto il ruolo di promotore ed organizzatore dell’associazione, in particolare assumendo decisioni sull’approvvigionamento della droga e individuando i canali nelle famiglie della ’ndragheta dei TavernaMannolo di San Leonardo di Cutro. Dieci anni di reclusione per Gregorio Procopio. Il suo nome è legato al delitto del muratore calabrese Roberto Provenzano, freddato a colpi di pistola nel 2005 a Ponte Felcino. Inizialmente inquisito come esecutore materiale, fu infine assolto con la pronuncia della Cassazione. Dieci anni sono stati inflitti anche a Domenico Ribecco, nove anni e quattro mesi a Francesco Ribecco e dodici anni a Luigi Raso. E’ invece morto in carcere per Covid Antonio Ribecco, ritenuto intraneo alla cosca Trapasso-Mannolo. Il perugino Emiliano Regni è stato condannato a cinque anni e otto mesi, sette anni e 4 mesi a Francesco Valentini. Otto anni per Sherif Arapi, 14 anni, 7 anni e 8 mesi per Fabrizio Conti e un anno a Ilirjan Cali. Sono stati invece assolti da ogni accusa, invece, Sauro Passeri e Giuseppe Affatato. L’Umbria, per le cosche, era sembrato territorio permeabile e la procura aveva parlato di "preoccupante salto di qualità" riferendosi all’infiltrazione nel tessuto economico locale, nel quale, per gli inquirenti, gli indagati avevano iniziato un traffico di stupefacenti insieme agli albanesi. Gli imputati erano difesi dagli avvocati Panzarola, Soli, Paccoi e Falcinelli.

Il giudice ha riconosciuto trentamila euro di risarcimento nei confronti del Comune di Perugia che si era costituito parte civile. "Ampia soddisfazione dalla sentenza del giudice di Catanzaro che ha riconosciuto il danno al comune di Perugia: la stessa cifra liquidata al comune di Cutro. Leggeremo nelle motivazione quale stato il criterio di quantificazione per entrambi gli enti territoriali", dice l’avvocato Massimo Brazzi, legale di Palazzo di Priori. Intanto è in corso il processo con il rito ordinario ad alcuni personaggi legati all’Umbria tra cui Giuseppe e Alberto Benincasa.

Valentina Scarponi

e Erika Pontini