Perplessità e contraddizioni su quanto contenuto nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari sulla morte di David Piampiano, con lo sparatore, Piero Fabbri, accusato di omicidio colposo, con l’aggravante di aver commesso il fatto nonostante la previsione dell’evento. Le esprimono, a nome della famiglia, i difensori delle persone offese, gli avvocati Franco Matarangolo, Giovanni Flora e Francesco Maresca che rilevano come, nello stesso capo d’imputazione, sia presente "qualche contraddizione, che induce a ritenere che si potesse ipotizzare un delitto di diversa gravità".
Ovvero, l’omicidio volontario con dolo eventuale, l’ipotesi con la quale Fabbri venne arrestato il 27 gennaio 2023, smascherato, quale sparatore del colpo mortale, solo grazie al video della GoPro che Piampiano portava con sé. "La contraddizione – dicono Matarangolo, Flora e Maresca – diventa ancora più netta se l’ipotesi accusatoria è messa a confronto con il contenuto degli atti di indagine, ivi comprese le consulenze tecniche delle difese delle persone offese e, financo, quella balistica del pubblico ministero". Consulenze – da quella richiesta dal pm Lorenzo Boscagli e redatta dal professor Stefano Conti e quelle di parte di Emilio Galeazzi, di Umberto Sergiacomi (zoologica), di Massimiliano Nicolini - che ricostruiscono cosa può essere accaduto l’11 gennaio 2023 in località Fosso Carabone.
Con Piampiano che stava scendendo (e Fabbri che era al corrente di questo fatto visto che gli aveva telefonato) e che dunque non è sbucato all’improvviso. E poi le condizioni di luce, sufficienti per individuare la presenza di una persona (una sagoma, quella della vittima, alta circa un metro e novanta centimetri e per giunta con in mano il cellulare e relativa luce), la distanza di 25 metri fra chi ha sparato e la vittima. Per tacere il fatto che in quel luogo la discesa di cinghiali è praticamente impossibile e che comunque il colpo sarebbe stato indirizzato a un’altezza non congrua con quella di un cinghiale; elementi che un cacciatore esperto avrebbe dovuto valutare. E ancora i tempi in cui si è consumato il dramma, con Piampiano che rimane fermo per almeno 4 secondi, prima dello scarrellamento del carrello otturatore per l’inserimento della cartuccia in canna e del colpo mortale. Elementi che dunque non convincono legali e famiglia – riguardo all’accusa di omicidio colposo – in un contesto in cui, di fondo, chi ha sparato lo ha fatto senza accertarsi dell’esatta natura del bersaglio.
Maurizio Baglioni