Bancarotta fraudolenta che sarebbe stata realizzata danni delle aziende di famiglia, per finanziare anche il Foligno calcio. Questa l’accusa formalizzata dalla Procura di Perugia, che ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio per Maurizio e Claudio Zampetti e per altre cinque persone. Nelle carte dell’inchiesta si ricostruiscono i vari passaggi societari e le società poi fallite per la presunta distrazione di capitali, che rappresenta il nodo dell’inchiesta. I fratelli Zampetti sono difesi dagli avvocati Nicola Di Mario e Michele Nannarone.
"Sulla base di una serie di dichiarazioni di fallimento – spiega l’avvocato Di Mario - i magistrati hanno utilizzato le relazioni dei curatori fallimentari e hanno ipotizzato il reato di bancarotta fraudolenta. Dal nostro punto di vista, abbiamo già provveduto a nominare un consulente tecnico di parte che dimostrerà come gli investimenti non sono condotte distrattive ma operazioni aziendali del gruppo". Il tema che la difesa degli Zampetti ha intenzione di porre è, in particolare, quello della natura stessa con cui la giurisprudenza definisce le azioni distrattive del patrimonio. Se ci sono operazioni legate agli asset del patrimonio familiare o di gruppo, non sussistono i termini delle distrazioni secondo la posizione difensiva. Tantopiù non sussistono, se non c’era la consapevolezza dello stato di salute delle aziende in questione.
Sempre secondo la difesa, se le azioni sono coerenti con l’oggetto sociale dell’azienda, l’irregolarità non c’è. Le condotte contestate, al momento, vanno dal 2011 al 2018. La richiesta di rinvio a giudizio è firmata dai sostituti prociratori Massimo Casucci e Manuela Comodi. Secondo la Procura, le distrazioni dei fratelli Zampetti ai patrimoni delle società del gruppo sarebbero stimate in circa 6 milioni di euro, di cui oltre 700mila proprio per il Foligno Calcio, di cui Maurizio Zampetti è stato presidente.
Alessandro Orfei