REDAZIONE UMBRIA

Manifesti elettorali “abusivi“. Il “caso“ di Bacchetta e Lignani

Raggiunti a casa dalla notifica di un’indagine penale. "Sconcertante. E semmai c’è sanzione amministrativa"

Bacchetta e Lignani Marchesani hanno raccontato i fatti in Consiglio comunale

Bacchetta e Lignani Marchesani hanno raccontato i fatti in Consiglio comunale

Oltre al danno la beffa. Neanche un eletto in Regione a Città di Castello, ma una “strana vicenda“ finita in Consiglio comunale. A una manciata di giorni dal voto si torna a parlare di campagna elettorale col curioso caso di alcuni manifesti che sarebbero stati affissi senza apposita autorizzazione. Al centro della questione il candidato Luciano Bacchetta e il consigliere comunale Andrea Lignani Marchesani (né candidato e, a quanto pare, neanche mandatario) che si sono visti recapitare a casa la notifica non di una multa- ma di una denuncia per un’indagine penale. A rendere pubblica la vicenda sono stati loro stessi che hanno raccontato, nel Consiglio di giovedì, di essere stati raggiunti nei rispettivi domicili dagli agenti della polizia locale per la notifica dell’atto. Sul caso è intervenuto anche il sindaco Luca Secondi con una posizione piuttosto chiara: "Quando l’azione dell’amministrazione comunale non appare esercitata nel modo più consono, è nostro dovere verificare", ha esordito chiarendo che "la situazione dispiace profondamente, perché sembra configurare un esercizio non corretto dei propri compiti da parte di un organismo dell’ente, di cui chiederò conto a chi di dovere per comprenderne circostanze e motivazioni". Poco prima, durante le comunicazioni, erano intervenuti il capogruppo di Castello Civica Andrea Lignani Marchesani e il presidente del Consiglio comunale Luciano Bacchetta per riferire una situazione pressocché identica (pur se su sponde politiche diverse). Entrambi sono stati raggiunti a casa dagli agenti della polizia locale per la notifica dell’apertura di un’indagine "per affissione abusiva di manifesti elettorali a seguito di una denuncia pervenuta al comando". Lignani Marchesani ha giudicato il fatto "estremamente grave, al limite dell’intimidazione. Trovo irrituale che gli agenti vadano a inquisire un soggetto, che non era né candidato, né committente, né responsabile, né segretario di partito, né capogruppo del medesimo partito, impiegando tempo e risorse pubbliche. Comunque l’affissione abusiva di manifesti non è reato penale, ma casomai sottoposto a sanzione amministrativa". Anche Bacchetta ha riferito quanto accaduto coi vigili urbani. "È tutto molto grave – dice – perché è come se un divieto di sosta venisse trattato al pari di un omicidio stradale. Nessuno è al di sopra della legge, ma la legge va rispettata e seguita: se la questione è l’affissione di manifesti, si cerca il mio mandatario, non si viene a casa mia", ha eccepito Bacchetta dicendosi "sconcertato".

Cristina Crisci