"L’Orvietano simbolo dei tagli alla sanità"

La Cgil accusa la Regione di disinteresse nei confronti della sanità pubblica orvietana, paventando la chiusura del distretto sanitario e la mancanza di investimenti. La mobilitazione è rilanciata per difendere la salute delle persone.

"L’Orvietano simbolo dei tagli alla sanità"
"L’Orvietano simbolo dei tagli alla sanità"

ORVIETO La futura chiusura del distretto sanitario di Orvieto come prova del disinteresse da parte della Regione a potenziare la sanità pubblica in tutto l’orvietano. E’ l’accusa che la Cgil provinciale rivolge alla Regione, riferendosi all’accesa discussione sulle carenze del Santa Maria della Stella e sul paventato accorpamento del distretto con quello di Terni, secondo le indicazioni contenute nel futuro piano sanitario regionale.

"Il territorio orvietano è un esempio emblematico di come le politiche nazionali e regionali, con la complicità degli amministratori locali, stiano continuando ad impoverire i servizi sanitari pubblici, tagliando sul personale, sulle prestazioni ambulatoriali e ospedaliere, rendendo difficile se non impossibile per le fasce più deboli e fragili accedere alle cure adeguate – attacca il sindcato –, cosa che non si sta facendo sul nostro territorio nonostante, non più tardi di qualche mese fa, il direttore della Asl promettesse grandi cose per Orvieto, per la sanità di base e per il suo ospedale. Qualcuno ha dato anche credito a queste favole, ma ormai è chiaro a tutti che per Orvieto non c’è niente, anzi è stata già decisa la dismissione del distretto sanitario. Ascolteremo con interesse la discussione in Consiglio comunale quando i consiglieri troveranno il tempo per affrontare tale argomento". La Cgil rilancia la mobilitazione in difesa della sanità pubblica. "La prevenzione, la cura e la riabilitazione, mai come ora, stanno diventando privilegi per pochi – afferma Valentina Porfidi, segretaria generale della Fp Cgil di Terni - Il bene prezioso della salute delle persone non è più un obiettivo primario della politica, tantomeno del Governo Meloni. Sono in affanno anche le Regioni virtuose, quelle che nel servizio sanitario regionale pubblico ci hanno sempre creduto e investito, figuriamoci quelle come la nostra",