L’esortazione di Maffeis ’Facciamo la nostra parte. Nessuno si senta dimenticato o escluso’

L’omelia-messaggio augurale dell’arcivescovo alla comunità per il nuovo anno

L’esortazione di Maffeis ’Facciamo la nostra parte. Nessuno si senta dimenticato o escluso’

L’esortazione di Maffeis ’Facciamo la nostra parte. Nessuno si senta dimenticato o escluso’

"Vedere, valorizzare e ringraziare per i segni di bene che ci sono è decisivo, sia per non far torto alla Provvidenza, che continua a operare nella storia – anche nella nostra – sia per rincuorarsi e rincuorare, evitando la tentazione della rassegnazione, che produce soltanto sfiducia, disimpegno e passività". è uno dei passaggi dell’omelia-messaggio augurale che l’arcivescovo Maffeis ha rivolto alla comunità diocesana per il nuovo anno, pronunciata alla celebrazione eucaristica con il canto del Te Deum in cattedrale.

Parole che hanno esortato a ’vedere’ il bene, e fare la nostra parte – ognunlo di noi – per fare in modo di non escludere nessuno dalla ’tavola della vita’.

"Diversi eventi pesanti, di cui siamo testimoni – a partire da guerre, violenze e sopraffazioni – fanno sì che il bilancio sull’anno che sta per finire sia adombrato di disincanto, di pessimismo e di paura. Questa percezione diffusa – ha continuato l’arcivescobo – porta a sentire il futuro più come una minaccia che non come una promessa, per cui si rischia di chiudersi ancor più nel privato, frenati nell’assumere scelte impegnative e responsabilità che espongono, tanto più in un clima spesso segnato soprattutto da emotività, se non anche irragionevole e aggressivo. Maria, Giuseppe e i pastori erano circondati a loro volta da motivi di preoccupazione e da segnali di morte; tuttavia, in quella Notte santa hanno saputo riconoscere i segni della speranza, che ha permesso loro di camminare anche nei giorni oscuri senza perdere la fiducia".

E Maffeis ha proseguito nell’indicare la strada: "Chiediamo al Signore di renderci come i pastori, che tornarono da Betlemme “glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano visto e udito”". E ha ricordato la "disponibilità generosa e gratuita di tanti educatori, alla stima che nutrono per i giovani, di cui si fanno discreti e attenti compagni di viaggio. Le esperienze della Gmg di Lisbona, degli oratori, dei grest e dei campi scuola parlano in questa direzione".

"Penso anche – ha detto – alla solidarietà a cui tanti si aprono per sovvenire alle necessità di famiglie provate da varie forme di difficoltà e di povertà: è un’attenzione che chiede a ciascuno di fare la propria parte, perché nessuno si senta dimenticato o escluso dalla tavola della vita".