MICHELE NUCCI; ERANO QUATTRO
Cronaca

Le discoteche sul lastrico "Siamo capri espiatori"

In Umbria erano soltanto quattro quelle ripartite da alcune settimane. "Non escludiamo il ricorso al Tar. Ma pronti a riaprire con meno gente".

di Michele Nucci

Erano quattro le discoteche che dopo l’ordinanza regionale di luglio avevano riaperto in Umbria: una al Trasimeno, un’altra a Bastia, una a Ponte San Giovanni e l’ultima a San Giustino, a due passi da Città di Castello. Poche a dir la verità, visto che le altre attività sono quasi tutte al chiuso.

Ora però, con la decisione di ieri del Governo centrale, anche le quattro discoteche che avevano tentato l’avventura sono state costrette a chiudere i battenti. I locali da ballo attivi in Umbria sono 23 e di fatto hanno interroto il propio lavoro dai primi giorni di marzo, quando venne sancito il blocco. Blocco che però è proseguito molto più a lungo rispetto agli altri settori economici: quasi cinque mesi di lockdown per un settore che non va dimenticato, produce numeri importanti. E posti di lavoro. Si parla di 1012 milioni annui di fatturato, con circa 200250 collaboratori impiegati nell’arco dell’anno. Attività che sono portate avanti da imprenditori ai quali – ad esempio – non sono stati fatti sconti sulle imposte: l’Imu sull’immobile, tanto per dirne una, hanno dovuto pagarla a metà giugno, dato che erano una di quelle categorie non esentate.

"Quello assunto in queste ore dal Governo è un provvedimento inutile e dannoso – sentenzia Enzo Muscinelli, rappresentante umbro del Sindacato italiano locali da ballo, aderente a Confcommercio –. Intanto va detto che nella nostra regione erano ripartiti in pochi e chi lo ha fatto, si è mosso sempre nel massimo rispetto delle regole. Ma non ho difficoltà a dire che si tratta dell’ennesimo atto di criminalizzazione delle discoteche che non condividiamo ovviamente: perché – chiede il presidente del Silb – non si va ad indagare su altri certi locali? Perché non raccontiamo che certi pub e certi bar creano certamente maggiori assembramenti rispetto a quelli di cui si parla nelle discoteche?" domanda ancora.

"La verità è che per l’ennesima volta il capro espiatorio siamo noi. E come sempre senza alcun motivo valido". E Muscinelli cita ancora una volta la questione dell’alcol. "Per ubriacarsi in discoteca ci vuole un mutuo – dice – non vendiamo certo gli shottini a un euro. Andate a vedere invece i parcheggi quando terminano le serate: sono pieni di bottiglie e contenitori che di sicuro non sono state acquistate in discoteca".

Muscinelli però resta propositivo: "Siamo disponibili a continuare la nostra attività anche con un numero di presenze ridotto – spiega lanciando un messaggio anche alla Regione –. La verità è che queste regole, una volta imposte, andrebbero fatte rispettare: non ho ancora sentito di qualcuno multato perché era in piazza, assembrato con amici e senza mascherina...".

E anche in Umbria non è escluso il ricorso al Tar. "E’ una possibilità – conclude il rappresentante dei locali da ballo –, purtroppo siamo messi in condizioni di doverlo fare. E speriamo piuttosto vengano prese delle misure adeguate nei nostri confronti, contrbuti che ci permettano di far fronte a una serie di spese che, nonostante le chiusure si protraggano da mesi, stiamo continuando a sostenere".