
Lascito Mariani, tutti scagionati: "Non c’è stato spreco di denaro"
Per la vicenda legata all’utilizzo del Lascito Mariani la Corte dei Conti ha prosciolto tutti gli amministratori e dirigenti coinvolti: tra gli altri la presidente della regione Donatella Tesei, l’assessore Luca Coletto, l’ex sindaco Luciano Bacchetta, Gilberto Gentili, Claudio Dario e altri a vario titolo impegnati nella gestione della donazione testamentaria (in tutto 14 imputati). Il lascito delle sorelle tifernati Olga e Clara Mariani, di 3,8 milioni di euro, risale al 1984 ed era per "alleviare le sofferenze e soccorrere quanti si trovino nel bisogno di cure e vivono nel dolore", si legge.
Negli anni successivi, dopo un’altra lunga vicenda per l’assegnazione definitiva, il lascito andò nelle casse del Comune, ma trattandosi di finalità sanitarie "legate alle cure dei bisognosi e malati" la cifra venne dirottata nelle casse della Usl quindi della Regione. Nelle maglie di questo tortuoso iter si parlò più volte, anche con un accordo Comune-Regione, dell’utilizzo del lascito per il recupero di parte dell’ex ospedale di Città di Castello per farne la Casa della Salute.
Poi ci fu la pandemia, la grave emergenza sanitaria e di quei quasi quattro milioni di euro piovuti dal cielo non si seppe più nulla. Fino a che, a marzo del 2023 la Procura regionale della Corte dei Conti cita in giudizio 14 tra amministratori e tecnici per avere agito "in palese violazione del vincolo di destinazione".
La somma del lascito era vincolata a favore dei malati dell’ospedale di Città di Castello: per questo era stato intimato agli amministratori pubblici, a titolo colposo, di dover restituire l’intera somma per danno erariale nei confronti di Comune e Regione. Secondo la Procura i vari rappresentanti istituzionali avevano "a titolo colposo" utilizzato il lascito non sulla base del vincolo testamentario. Nelle varie udienze che hanno coinvolto numerosi avvocati è emerso però "che quei soldi non sono mai stati spesi e ancora presenti nelle casse dell’Usl Umbria 1". Il lascito, secondo le difese, non venne usato per "avviare la riqualificazione dell’ex ospedale, che versa in un inaccettabile stato di degrado" in quanto non era più di competenza del comune poichè già dismesso. Inoltre l’ex ospedale tifernate non ha più la destinazione d’uso sanitaria, quindi non più affine al vincolo testamentario delle sorelle Mariani che era quello, lo ricordiamo ancora una volta, di "alleviare le sofferenze dei malati".