REDAZIONE UMBRIA

La Procura contabile sequestra tre milioni

Nove ex funzionari della Comunità Montana accusati di aver "gestito male" un centro ippico. La Corte dei Conti chiede il risarcimento e mette i sigilli ai patrimoni di sei di loro

La Procura regionale della Corte dei Conti chiede la condanna al risarcimento del danno per nove ex funzionari della Comunità montana Monte Subasio (oggi Comunità dei Monti Martani, Serani e Subasio, in liquidazione): dovrebbero risarcire 264mila euro. La Procura (il provvedimento è firmato dal procuratore regionale Rosa Francaviglia e dal sostituto procuratore generale Enrico Amante) ha disposto per sei di loro il sequestro preventivo di "beni mobili - disponibilità finanziarie - e immobili - diritti reali sui beni immobiliari" "nonché le somme agli stessi dovute dall’Inps... a titolo di trattamento di fine servizio e di trattamento di quiscienza o di trattamento analogo comunque denominato, già erogati ovvero da erogare, nei limiti della sequestrabilità".

Il tutto per un valore complessivo che non sarebbe lontano dai tre milioni di euro. Ieri si è tenuta l’udienza di convalida con le difese dei sei destinatari del provvedimento (tra i primi in Umbria da parte della magistratura contabile, se non il primo) che hanno dato battaglia in aula.

Un passo indietro. La vicenda che la Procura regionale della Corte dei Conti definisce "di mala gestio" è quella relativa a "un rilevante compendio immobiliare di proprietà della Comunità montana Monte Subasio (oggi Comunità Montana dei Monti Martani, Serani e Subasio in liquidazione), comprendente un centro ippico, realizzato dall’amministrazione con risorse pubbliche, occupato da decenni sine titulo da privati: il danno erariale risiede, pertanto, nel mancato sfruttamento economico del bene, pur destinato all’assegnazone a privati concessionari da parte dell’Ente". Una società folignate da 28 anni "detiene sine titulo il bene pubblico, sfruttandone economicamente le potenzialità, senza corrispondere alcun canone o indennizzo alla Comunità Montana", sottolinea la Procura della Corte dei Conti. Che aggiunge: "Secondo la quantificazione appositamente richiesta all’Agenzia delle Entrate il corrispettivo da mancate entrate non intritato dalla Comunità Montana per effetto della mala gestio dal 1994 fino al 2020 assomma a 646.6143 euro". La sostanza, insomma, è che non ci sarebbe mai stato un contratto a regolare i rapporti tra la Comunità montana e la società e che nessun canone di gestione sarebbe mai stato corrisposto all’ente pubblico per il centro ippico situato nelle campagne di Spello. La società, dal canto suo, giustifica la permanenza nella gestione con i lavori di manutenzione e ammodernamento fatti negli anni.

La Procura della Corte dei Conti ipotizza una "responsabilità dolosa" e chiede 79mila a Vinicio Marco Galli e 26.400 euro ciascuno a Teodoro Armillei, Giancarlo Picchiarelli, Giuliano Nalli, Paolo Casciarri, Stefano Petruccioli e Domenico Rosati; 13.200 euro ciascuno a Roberto Colletti e Sergio Rossi. Il provvedimento di sequestro preventivo è scattato per tutti tranne che per Colletto, Rosati e Rossi. Tutti hanno rivestito ruoli apicali nella Comunità Montana.

Tornando a ieri, in aula i legali hanno sostenuto l’insussistenza del danno erariale, l’intervenuta prescrizione e la mancanza di "ragionevole fondamento" a base della misura conservativa, ovvero alla base del sequestro dei beni dei sei da parte della Procura regionale della Corte dei Coti. Il giudice si è riservato la deciisone riguardo alla convalida e alla revoca e riduzione del sequestro conservativo. Gli avvicoati i difensori sono: Antonio Bartolini, Andrea Pensi, Massimo Marcucci, Saverio Senese, Giuseppe Rosichetti, Giuseppe Caforio, Roberto Galeazzi.

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