
"La mia musica senza limiti" C’è Alessandro Quarta ad Assisi
di Sofia Coletti
"Mi piace la musica che dipinge nell’aria i colori delle mie emozioni, come la pittura. Senza etichettarla nelle sue forme stilistiche". Alessandro Quarta irrompe al Cambio Festival: violinista e compositore dal cuore classico e l’anima rock, virtuoso amato e celebrato in tutto il mondo, sarà lui a chiudere quest’edizione 2023 con il pianista Giuseppe Magagnino nel concerto “No Limits“, domani alle 21.30 sul sagrato dell’abbazia di San Pietro (biglietti su Ticket Italia): un viaggio musicale oltre i confini dei generi, com’è nello stile di Quarta, musicista appassionato e travolgente per la creatività, le sfide trasversali, le grandi collaborazioni. Come quella con Roberto Bolle per cui ha scritto due brani, “Dorian Gray“ e “Etere“.
Alessandro, ci racconta il concerto “No Limits“?
"E’ un progetto che io e Magagnino portiamo avanti da anni: è un viaggio che spazia dalla musica classica al rock, dal jazz al pop. Si parte da Bach, Mozart e dalla “Carmen“ di Bizet per arrivare ad Astor Piazzola e alle musiche da film con Morricone. Non faccio distinzioni tra generi musicali, agli spettatori devono arrivare la bellezza e l’entusiasmo ma prima devo emozionarmi io".
L’intensa con il pianista?
"E’ totale, Giuseppe Magagnino è uno dei più grandi pianisti jazz italiani e con lui riesco ad essere me stesso al mille per mille. Posso suonare di tutto e lui mi segue, improvvisa e guarda oltre. La nostra è una partita a scacchi, capiamo le mosse in anticipo, suoniamo con gioia e divertimento. Tanto che il concerto è diverso ogni sera".
L’assenza di limiti va ben oltre questo progetto, vero?
"Certo, “No Limits“ è così come mi vedo io: violinista e compositore senza limiti, musicalmente e stilisticamente".
Le piace essere definito cuore classico e anima rock?
"Moltissimo, perché io sono rocker dentro, non stilisticamente ma come filosofia. Nei concerti mi vesto come nella vita di tutti i giorni e da anni sto cercando di sdoganare questa cosa, senza l’obbligo del frac in palcoscenico. I tempi sono cambiati e bisogna accettarlo, per riportare la musica classica ai giovani dobbiamo andare verso di loro, parlare il loro linguaggio. Gli unici abiti della musica sono anima, cuore, sensibilità, interpretazione".
Cos’è per lei il violino?
"E’ la mia donna, ho un rapporto molto sensuale, romantico, dolce, forte e sincero. Il violino fa parte di me".
Come è andata la collaborazione con Bolle?
"Mi chiese un primo pezzo nel 2018 e in un pomeriggio e una notte ho scritto “Dorian Gray“ diventato uno degli assoli più famosi. Alla fine di gennaio è arrivata la seconda richiesta. Stavo scrivendo il nuovo disco dedicato ai cinque elementi e ho deciso di dedicare a lui il quinto, l’etere - quello eterno, immutabile, trasparente - come un abito sartoriale disegnato e cucito su misura. Il progetto dei cinque elementi sarà invece presentato in prima mondiale il 30 settembre all’Auditorium Arvedi del Museo del Violino di Cremona".
Intanto torna in Umbria...
"E’ una terra che adoro, amo i suoi boschi e la sua filosofia di vita. Ogni volta che vengo qui mi sento davvero bene, chiudo gli occhi e porto al pubblico il mio mondo".