
Stavolta c’era più gente del solito in Borgo XX Giugno. L’appuntamento più sentito dai perugini per la Festa della Liberazione è proprio quello dove c’è la lapide che ricorda i caduti della Resistenza cittadina. E dopo due anni di restrizioni, la manifestazione è di nuovo aperta a tutti. E in più c’è la guerra in Ucraina che preoccupa sì, ma rafforza e compatta gli animi.
Così nel capoluogo è stato ripristinato il calendario con i tre tradizionali appuntamenti: il primo al Civico cimitero, poi in Borgo XX Giugno e infine all’Ara Pacis di via Masi. In testa il sindaco Andrea Romizi, poi la presidente della Regione Donatella Tesei, il prefetto Armando Gradone, alcuni assessori comunali (Edi Cicchi e Gabriele Giottoli), poi consiglieri, i vertici di forze dell’ordine e polizia locale, le associazioni combattentistiche, la sezione dell’Anpi Bonfigli Tomovic di Perugia. Assenti invece i rappresentanti di Regione e Comune di Fratelli d’Italia e Lega. Tanti i bambini, le bandiere dell’Anpi, dei sindacati, degli studenti in un clima sempre molto sentito.
Il sindaco di Perugia ha aperto il suo discorso con un ricordo di David Sassoli, "una delle figure più importanti del giornalismo italiano e uomo delle istituzioni italiane ed europee scomparso lo scorso 11 gennaio – ha ricordato –. Tre anni fa Sassoli era intervenuto a Perugia in qualità di vicepresidente del Parlamento europeo proprio in occasione dei festeggiamenti del 25 aprile davanti alla lapide di Borgo XX Giugno che ricorda il sacrificio di Mario Grecchi e di altri otto giovani partigiani". Romizi ha ricordato le storie di eroismo di uomini e donne che a livello locale hanno messo in gioco la loro vita per la libertà, inclusa quella di don Ottavio Posta, "sacerdote di Passignano sul Trasimeno, annoverato fra i Giusti tra le Nazioni per la sua azione a favore di decine di ebrei durante la seconda guerra mondiale". Romizi non poteva non far cenno anche alla difficile situazione internazionale e le sofferenze causate dalla guerra che qui ha comportato l’accoglienza di più di 2mila cittadini ucraini.
La parola è poi passata a Mirella Alloisio, partigiana 96 anni, inserita nell’Albo d’oro della città che ha strappato lunghi e convinti applausi durante il suo intervento. "Questo per me resta il giorno più bello dell’anno – ha detto – e ringrazio tutti coloro a cui si deve il patrimonio rappresentato dalla Costituzione italiana, riferimento imprescindibile soprattutto in questo periodo di guerra". Alloisio ha auspicato che il 25 aprile sia l’inizio di un lavoro quotidiano per difendere la pace, "senza la quale anche la democrazia è in pericolo: e proprio da Perugia deve partire un messaggio di denuclearizzazione". E in conclusione un altro classico: il canto "Bella Ciao" intonato praticamente da tutti.
M.N.