
La conferenza della Cgil per illustrare la situazione del lavoro in Umbria
“I dati ci confermano una situazione tutt’altro che rosea e che noi denunciamo già da tempo: salari molto bassi e un lavoro che cresce quantitativamente, ma solo in forma discontinua, precaria e sottopagata, con il conseguente aumento del numero di persone che pur lavorando restano povere. Una condizione che evidenzia la necessità di un cambiamento strutturale delle politiche di sviluppo del nostro Paese, a partire da quelle riforme del lavoro introdotte negli ultimi decenni, che, precarizzando e indebolendo il lavoro, non consentono più ai lavoratori di condurre una vita dignitosa, ma che non sono neanche state in grado di aumentare la capacità delle imprese di produrre ricchezza, come invece ci era stato promesso in maniera ideologica”.
Lapidario il commento della segretaria generale della Cgil Umbria, Maria Rita Paggio, che ha così analizzato i risultati degli studi sulla condizione salariale e occupazionale in Umbria appena pubblicati dalla Fondazione Di Vittorio e dell’Ufficio economia della Cgil, basati su dati di Inps, Istat e Agenzia Umbria Ricerche. Lo studio della Fondazione in particolare si concentra, invece, sul periodo 2014-2024, cioè sui primi dieci anni dall’introduzione del Jobs Act, suddividendolo nelle fasce 2014-2019 e 2019-2024. Nel 2019, a cinque anni dall’introduzione del contratto a tutele crescenti, gli occupati in Umbria erano 363mila, cresciuti del +4,1% sul 2014 (+14mila persone). In particolare, si registra una flessione degli indipendenti (-2,8%), un incremento modesto dei dipendenti a tempo indeterminato (+1,5%, pari a +3mila) e un aumento molto marcato dei dipendenti a tempo determinato (+37,2%, pari a +13mila). Dal punto di vista qualitativo, si consolida la tendenza alla polarizzazione con incrementi più rilevanti nelle professioni più qualificate, quelle intellettuali e scientifiche (+9,8%) e quelle tecniche (+11,4%) da una parte, e le professioni non qualificate (+11,9%) dall’altra.
Il periodo 2019-2024 è influenzato ovviamente dalla pandemia da Covid-19. Ma al 2024 si contano in Umbria 373mila occupati complessivi, con un aumento rispetto al 2019 del 4,2%, pari a +15mila. Le variazioni degli occupati nei diversi macro-settori, nell’arco dei cinque anni presi in considerazione, dimostrano: l’impennata degli occupati nelle costruzioni nel 2021; la tenuta dell’occupazione nell’industria che, nonostante la flessione registrata nell’ultimo anno, fa segnare +11,8% nel 2024 rispetto al 2019; l’aumento significativo nel 2024 (+13,5% sul 2023) degli occupati nel commercio, alberghi e ristoranti; la caduta del numero di occupati in agricoltura (-37,5% rispetto al 2019), su numeri assoluti tuttavia modesti, da 16mila del 2019 a 10mila del 2024.