Morì a marzo 2024 a seguito di una grave infezione contratta dopo aver consumato un insaccato di suino (la coppa) contaminato col batterio della listeria; ora il tribunale di Perugia ha rinviato a giudizio l’imprenditore dell’azienda agricola di Arezzo che lo aveva prodotto. Il reato ipotizzato è l’omicidio colposo perché, secondo la ricostruzione della Procura, l’azienda avrebbe "immesso in commercio insaccati di carne suina contenenti il batterio listeria in quantità superiore ai limiti" e così facendo, per "imperizia, negligenza e inosservanza delle norme", avrebbe causato la morte di Assunta Cammarota, bidella di 63 anni. Il decreto di rinvio a giudizio è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari Simona Di Maria che ha accolto la richiesta del procuratore Raffaele Cantone. A fronte del rinvio a giudizio i familiari della vittima (figlio e marito), costituitisi parti civili e tutelati dall’avvocato Michela Paganelli, ribadiscono "la loro piena fiducia nell’operato della Procura, essendo riuscita a stabilire, grazie al contributo scientifico determinante degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali Umbria-Marche e Abruzzo-Molise, la correlazione filogenetica tra i ceppi analizzati". L’avvocato Paganelli in attesa del contraddittorio tra le parti, rivendica anche in questa fase "la consueta compostezza che ha, sin dall’inizio di questo doloroso percorso, contraddistinto l’atteggiamento della famiglia". Il marito e il figlio della donna si sono costituiti parte civile sia nella qualità di prossimi congiunti direttamente offesi e danneggiati dal reato, sia nella qualità di successori universali. L’azienda aretina è pronta a dare battaglia a suon di perizie per contestare la ricostruzione accusatoria.
CronacaInsaccato contaminato. Imprenditore a giudizio