
"Sono sempre più manifesti i segnali delle infiltrazioni mafiose" in Umbria.
Lo sottolinea il procuratore generale di Perugia, Sergio Sottani, nella sua relazione inviata al presidente della Corte di Cassazione, in vista dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.
"Nel territorio si è in presenza di un radicamento non tanto di vere e proprie associazioni mafiose, della cui costituzione mancano persuasivi segnali indicatori – sottolinea il procuratore generale - quanto piuttosto di associazioni a delinquere stabilmente collegate a sodalizi criminali mafiosi, perlopiù campani e anche calabresi, dediti ad attività di riciclaggio e di reinvestimento di capitali di illecita provenienza".
A "favorire" questa infiltrazione due contingenze precise: "Il flusso di denaro pubblico destinato alla ricostruzione a seguito del sisma del 2016 e del Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta il terreno fertile per le tipiche attività della mafia finanziaria".
Segnali di particolare allarme "provengono nel settore dell’edilizia, con una presenza significativa di cittadini albanesi stabilmente dediti alla commissione di reati, nei reati economico finanziari, con associazioni che si avvalgono delle prestazioni di professionisti per sottrarre beni e risorse finanziarie da società destinate al fallimento oltre che per realizzare delle false fatturazioni, nella truffaldina cessione di crediti dello Stato, nel traffico illegale di rifiuti e nella presenza inquietante di capitali di sospetta provenienza nel settore agroalimentare e turistico, da sempre particolarmente floridi nel territorio regionale". Umbria che si conferma, rileva ancora Sottani, uno snodo cruciale per la droga.
"Le notevoli quantità di sostanze stupefacenti sequestrate nella regione - continua – dimostrano sia la capacità delle organizzazioni criminali di garantire un flusso ininterrotto di droghe sia la notevole domanda delle stesse".