
Costruire la filiera del luppolo nazionale, partendo dall’Umbria: è l’ambizioso progetto della rete di imprese che hanno dato vita a ‘Luppolo Made in Italy’. Così 13 aziende agricole, agroalimentari e di innovazione tecnologica nel settore agricolo si sono unite per portare in Umbria una nuova filiera, quella del luppolo, già da anni operativa. Ed ora il progetto entra nel vivo. In questi giorni di raccolta del luppolo sono sperimentati due processi essenziali della prima trasformazione del prodotto: la sgranatura o separazione e l’essiccazione.
"Grazie alla collaborazione con la filiera tabacchicola rappresentata dal Gruppo Cooperativo Agricooper è stato possibile allestire quello che è ad oggi il più grande centro di essiccazione del Luppolo presente in Italia e capace di competere per dimensioni e qualità dell’essiccazione con i migliori centri presenti nei Paesi tradizionalmente vocati, come la Germania, la Slovenia e la Repubblica Ceca", spiega Stefano Fancelli, presidente della rete Luppolo Made in Italy. L’utilizzo dei forni da tabacco per l’essiccazione del luppolo è una sperimentazione significativa delle molteplici possibilità di integrazione delle due filiere. "Il programma dell’attività sperimentale della rete sul luppolo coltivato in Umbria prevede di giungere fino alla produzione di pellet, il formato di prodotto preferito dai birrifici artigianali, ma sono previste anche interessanti novità, per esplorare e gustare questa nuova produzione, che coinvolgeranno tutti i protagonisti della filiera", precisa ancora il referente.
La rete attuale è composta dai produttori biologici, dal gruppo cooperativo Agricooper e vede la partecipazione di Aboca, la cui esperienza di società benefit è una guida per un modello di produzione sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale. Intanto in questi giorni il consigliere regionale della Lega Valerio Mancini, presidente della seconda Commissione, ha fatto visita alla struttura di Agricooper che ospita il centro di raccolta ed essiccazione di Luppolo Made in Italy, accompagnato dal presidente Fancelli. L’incontro è stato propedeutico a una seduta della Commissione che proseguirà il lavoro già avviato per la valorizzazione di questo settore.
"È stata un’esperienza formativa molto interessante – scrive Mancini in una nota – assistere personalmente al processo di lavorazione del luppolo, proveniente dalle zone dell’Alta Valle del Tevere e del Trasimeno. Quello del luppolo è un mercato in continua crescita e c’è abbondante spazio per inserirvi un prodotto italiano".
Cristina Crisci