
Se si potesse paragonare la sfida tra famiglie e Regione sulla scuola, potremmo dire che i genitori sono in vantaggio alla fine del primo tempo. Il presidente del Tar dell’Umbria, infatti, Raffaele Potenza, ha in sostanza dato il via libera alla riapertura di Asili e Materne che Palazzo Donini aveva chiuso lunedì scorso in 65 comuni (provincia di Perugia più sei del ternano) a causa dell’eccessivo contagio da Covid. Ma il tribunale amministrativo ha anche stabilito che Elementari, Medie e Superiori dovranno continuare a fare lezione con la didattica a distanza.
A deciderlo il presidente del Tar Umbria, Raffaele Potenza con il decreto cautelare numero 29 notificato proprio ieri alle famiglie ricorrenti difese dall’avvocato Alessandra Bircolotti. Un gruppo nutrito di genitori, quasi tutti con figli che frequentano dall’Elementare in su (tranne uno), aveva che aveva fatto ricorso chiedendo proprio che le restrizioni stabilite con l’ordinanza della Regione erano eccessive rispetto al Dpcm del 14 gennaio che in zona rossa prevede lezioni in presenza per tutti, tranne dalla seconda media in poi. E cosa ha detto quindi il giudice? Che "nella parte in cui reca la sospensione di tutti i servizi socio educativi per la prima infanzia fino a 36 mesi pubblici e privati e i servizi educativi delle scuole dell’infanzia, l’ordinanza (regionale, ndr) impugnata reca un pregiudizio evidente nei confronti della ricorrente e del minore da essa rappresentato, nei cui confronti la misura monocratica deve essere rilasciata poiché nel sistema normativo statale si rintraccia la prescrizione che anche in zona rossa le scuole per l’infanzia restino aperte". Ma non solo, perché il presidente del Tar Potenza sancisce che "il danno paventato dai ricorrenti si presenta di duplice natura, risiedendo sia nella preclusione a carico dei discenti della essenziale formazione scolastica (con i relativi disturbi e danni formativi denunziati), sia nelle possibili ripercussioni sul rapporto di lavoro dei genitori, che sostengono come il regime derivante dalla collocazione della regione in zona arancione precluda la fruizione del congedo per motivi familiari (…) e comporti in alcuni casi anche la perdita del posto di lavoro". Insomma, mentre per i piccoli fino a 6 anni c’è un ‘danno irreparabile’ dettato dal fatto di dover restare a casa, per gli altri (dalla prima elementare in sù) la didattica a distanza consente di contenere il danno. Ieri gli Uffici regionali hanno immediatamente provveduto ad avvertire i Comuni che da lunedì i più piccoli potranno tornare dalle maestre. E infatti nel pomeriggio il decreto è stato notificato dai legali dei genitori alla Regione stessa.
"Se le scuole indicate dal Tar non dovessero riaprire i genitori potrebbero avanzare richiesta di risarcimento ma anche configurarsi l’omissione di atti d’ufficio" ha detto all’Ansa l’avvocato Ermes Farinazzo, uno dei genitori ricorrenti. "L’ordinanza riguarda un solo genitore tra quelli che hanno presentato ricorso - ha aggiunto - ma ha effetto collettivo. Quello che abbiamo lamentato con il nostro atto al Tribunale amministrativo regionale è la carenza di motivazione riguardo alla sospensione dei servizi per l’infanzia. A nostro avviso manca uno studio che dimostri un’alta presenza di positivi al Covid in tale ambito e una maggiore circolazione del virus. Non ci sono studi - ha concluso l’avvocato Farinazzo - per dimostrare che questi sono i focolai".
Michele Nucci