ERIKA PONTINI
Cronaca

Il crac delle farmacie, sono tre gli indagati

Provocarono il fallimento alla ’Della Robbia’ a Città di Castello e del presidio di Castel Rigone, costretto alla chiusura anche dall’Asl

di Erika Pontini

Farmacie umbre mandate a gambe all’aria o indebitate fino al collo a causa di una gestione economico-finanziaria dissennata, distrazioni di beni e soldi a fini personali, vendite fittizie e una contabilità incompleta a dir poco – senza nemmeno l’inventario o il dettaglio del magazzino – da parte di tre imprenditori umbro-laziali finiti nel mirino della procura di Perugia che li ha indagati per bancarotta fraudolenta patrimoniale e bancarotta semplice. All’esito della maxi-indagine della guardia di finanza è scattato il sequestro di quote societarie, in via d’urgenza (subito convalidato dal gip Piercarlo Frabotta che parla di ’pervicaci e sofisticate condotte distrattive’), e una raffica di perquisizioni nei confronti di 8 persone e quattro società a caccia del patrimonio personale dei tre, tra cui auto d’epoca di grande valore vendute e fatte sparire.

In particolare sono due le rivendite di farmaci sulla cui gestione sono in corso indagini ma le società sotto scacco (Farmatuscia, ceduta ad un’amica tre giorni prima del crack e Immobiltuscia venduta per 2.500 euro in contanti) ne gestiscono anche altre due fuori Umbria. La prima è la ’Della Robbia’ di Città di Castello, già detenuta da una Snc dei tre soci inquisiti: un viterbese di 62 anni, un perugino di 73 anni e una 63enne originaria di Barletta ma residente nel capoluogo umbro. Acquisita nel 2011, già nel 2015 – secondo la ricostruzione accusatoria – inizia a perdere tanto. Troppo. Circa 500mila euro che lievitano fino a 2milioni e 600 mila euro. Ma i soci resistono e attuano – secondo la procura – una politica dilatoria anche nei confronti dei fornitori ed evitano di salvaguardare i creditori portando i libri in tribunale. Prima prelevano in contanti qualcosa come 150mila euro poi, nel 2017, si giocano la carta del concordato preventivo, bocciata dal tribunale di Perugia. Ma poi attuano la stessa ’strategia’: la ’Della Robbia’ con un aumento di capitale di 35mila euro viene sottratta alla curatela. Solo poi, quando si avvia la revocatoria rispetto alla cessione, lo stesso amministratore unico aderirà al fallimento scoprendo un buco di circa 5 milioni e 500 mila euro che era stato omesso nel trasferimento di azienda. Manovre che – secondo l’accusa – hanno prodotto il reale ostacolo della vendita del presidio, autorizzata dall’Asl solo nell’aprile scorso.

L’altra farmacia ’saltata’ è quella di Castel Rigone, già detenuta dalla San Bartolomeo – dei due perugini – e poi conferita con la cessione del ramo di azienda nella Farma San Bartolomeo. Sarebbe dovuta finire tra i beni personali con cui i soci dovevano far fronte al primo crack ma così non è stato. E’ rimasta attiva solo fino al 31 maggio del 2020 quando ha chiuso autonomamente con conseguente delibera dell’Asl 1 che ha decretato la decadenza dell’autorizzazione. La San Bartolomeo è stata a sua volta dichiarata fallita il 14 maggio 2021 e ora è al centro di ulteriori approfondimenti.

Il più spregiudicato sarebbe stato il laziale che, appena tre giorni prima del crack della ’Luca Della Robbia’ ha ceduto le quote della Farmatuscia all’amica sottraendo così le altre due farmacie rimaste in: la Mencaraglia e la Mavez. Nelle ultime ore i militari della Sezione di polizia giudiziaria presso la procura, in collaborazione con il Nucleo di polizia economico-finanziaria del comando provinciale, hanno eseguito il sequestro d’urgenza emesso dalla procura di Perugia (dopo l’alert del curatore fallimentare ’prosecuzione dell’attività distrattiva’). Secondo la magistratura gli indagati avrebbero provocato un danno di circa 10milioni di euro.

Gli indagati sono difesi dagli avvocati Daniele Fantini e Federica Cesi.