Guerra, rincari e cinghiali: agricoltura ko

Rossi (direttore Coldiretti Umbria): "Aziende costrette a chiudere l’attività per i costi troppo elevati e per i danni dei selvatici"

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Guerra, rincari energetici, siccità e in Umbria anche il flagello della proliferazione dei cinghiali, legato poi alla peste suina, e della siccità: l’agricoltura è alle prese con uno dei momenti più bui della storia. "Più di 1 azienda agricola su 10 (11%) – sottolinea il presidente di Coldiretti Umbria, Mario Rossi - è in una situazione talmente critica da cessare l’attività e circa 13 del totale nazionale (30%) si trova comunque costretto in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dell’aumento dei costi di produzione. Uno tsunami che si è abbattuto sulle aziende agricole con rincari per gli acquisti di concimi, imballaggi, gasolio, attrezzi e macchinari che stanno mettendo in crisi i bilanci. Nelle campagne – continua Rossi – si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio con incrementi dei costi correnti di oltre 15.700 euro in media ma con punte oltre 47mila euro per le stalle da latte e picchi fino a 99mila euro per gli allevamenti di polli, secondo lo studio del Crea".

L’sos del comparto: "A livello nazionale - fa sapere Coldiretti - abbiamo chiesto di rimettere in produzione a cereali un milione di ettari. Al momento ne abbiamo ottenuti 200mila. In Umbria la situazione è aggravata dal mancato contenimento della specie cinghiali, che sta letteralmente mettendo in ginocchio le nostre campagne e i relativi raccolti. La crisi dei cereali (importiamo il 64% di grano per produzione di pane e biscotti e il 53% di mais per il bestiame) è in parte legata anche all’abbandono della terra, che ridurrà ancora in maniera più drastica la produzione del grano e dell’orzo".

Coldiretti fa sapere che l’intera filiera è in difficoltà perchè si è trovata a fronteggiare aumenti unilaterali da parte dei fornitori di imballaggi come il vetro, che costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, ma si registra un incremento del 15% per il tetrapack, del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica. Rincarato anche il trasporto su gomma del 25% al quale si aggiunge la preoccupante situazione dei costi di container e noli marittimi, con aumenti che vanno dal 400% al 1000%. Insomma uno scenario complicatissimo, ma Italia e Umbria devono difendere la loro "sovranità agrolimentare", da sempre ambasciatrice nel mondo di qualità e stili di vita sani.

Silvia Angelici