Gli affreschi che parlano a tutti: " La chiesa abbraccia la città. Sono i santi della porta accanto"

Inaugurate di recente le opere nella parrocchia di S. Biagio e Savino in via Birago. Don Luca: "I simboli religiosi incontrano quelli laici. Progetto frutto di un cammino condiviso"

Chiesa del quartiere Birago piena di fedeli, in occasione dell’inaugurazione degli affreschi

Chiesa del quartiere Birago piena di fedeli, in occasione dell’inaugurazione degli affreschi

Perugia, 26 aprile 2024 – C’era una parete bianca e c’era la necessità di dare alla comunità il messaggio e il fine della vita cristiana". Uomo di poche parole e molto pragmatismo don Luca Delunghi, giovane parroco dei Santi Biagio e Savino. Nella chiesa di via Birago è stato inaugurato un affresco imponente che mette l’arte al servizio della collettività, attraverso una narrazione religiosa che sa parlare a tutti. L’opera, infatti, intitolata “I santi della Perugia celeste“, emoziona anche chi non è abituato a seguire messa tutte le domeniche o a recitare il Padre Nostro con cadenza giornaliera: ha ragione chi l’ha definita "l’abbraccio di Dio alla città dell’uomo". Le pennellate calde dove i simboli cristiani incontrano i monumenti laici, le pietre e le piazze invitano alla contemplazione e invogliano a sedersi sulla panca col cellulare spento e lo sguardo al cielo.

"L’abbraccio – dice il sacerdote - è venuto dalla gente. Noi abbiamo semplicemente realizzato un progetto artistico, dove la città terrena dialoga con la città celeste, con al centro Cristo" . E così ecco c he sfilano davanti agli occhi i patroni di Perugia, i “san ti della porta“ accanto come li chiama don Luca, il Beato Carlo Acutis, il Servo di Dio Vittorio Trancanelli e Oreste Benzi, la Vergine Maria, san Giuseppe, san Giovanni Bosco, padre Pio, madre Teresa, santa Rita e santa Chiara, Papa Wojtyla, il Poverello d’Assisi. Uomini e donne "che hanno fatto della fede in Dio una missione in terra". Sullo sfondo, la Fontana, l’Arco Etrusco, Porta Marzia, a rappresentare una città vera, vissuta, abitata. Un cantiere che è durato più di un anno. Il programma iconografico è di don Luca; la mano che ha saputo trasmettere carica e umanità ai circa 80 personaggi sono opera della pittrice suor Mary Anastasia e dell’architetta d’interni Julie Daccache.

I toni del giallo e del celeste sono i colori usati dalle artiste, in perfetto accordo con le vetrate cromatiche di don Palloni. "Il giallo - spiega suor Anastasia– è la luce di Dio, che si riflette sui Santi. Perché bisona ricordarlo: non si nasce con l’aureola, ma lo si diventa strada facendo. Ecco la pittura vuole parlare anche di loro, ma in maniera semplice e diretta". "Oggi - va avanti il parroco – vediamo davanti ai nostri occhi, sulle pareti della chiesa, il risultato di un camminare insieme, che ovviamente non si ferma qui. Quest’opera è un dono da contemplare, ma può diventare anche un’opportunità per fare... ".