Filippo Timi "Torno in un oceano di suoni"

Il celebre attore perugino sabato a San Francesco al Prato con “Far away“: un viaggio di parole e note con il sassofonista Emanuele Cisi

Filippo Timi "Torno in un oceano di suoni"

Filippo Timi "Torno in un oceano di suoni"

Perugia

Torna a “casa“ Filippo Timi. Sempre pronto a sperimentazioni artistiche, amatissimo e apprezzato nel panorama nazionale per il suo talento e il multiforme estro creativo, l’attore, scrittore e regista perugino (nelle foto) sarà protagonista all’Auditorium San Francesco al Prato questo sabato alle 21 con il compositore e sassofonista jazz Emanuele Cisi in “Far away”: un viaggio di parole e musica sul tema della lontananza per uno spettacolo molto atteso, che rientra nella stagione Sanfra promossa da Mea Concerti (ultimi biglietti disponibili su TicketItalia e TicketOne).

Filippo, com’è nato il progetto?

"Da un’esigenza di Emanuele Cisi, sassofonista jazz bravissimo che io immagino come un dio dei venti, come un oceano di suoni. Il cuore del progetto sta nell’idea del viaggio, del conoscere se stessi in mezzo a un percorso, in mare aperto, lontano dalle rive. Non a caso lo ha scritto durante il lockdown, quando tutti abbiamo conosciuto quella sensazione di essere sospesi, senza riferimenti o scogli nel mare".

E come lo ha tradotto nei suoi testi?

"Cisi mi ha mandato le musiche, composizioni originali, standard o canzoni reinterpretate e mi sono lasciato ispirare da quei brani. Alla fine senza farlo apposta, cioè senza averlo deciso prima, mi sono accorto di aver scritto la storia della Sirenetta. C’è un testo in cui sono la sirenetta a confronto con il padre, in un altro sono la strega del mare e nello spettacolo, come nell’album che abbiamo registrato, quasi tutti i monologhi sono dedicati a un ipotetico marinaio con una richiesta impossibile: “alzati la gonna“...".

E quanto è importante la musica nella sua arte e nella vita?

"Otto... Penso a una scala da uno a dieci, vorrei che fosse il massimo ma non può esserlo. La musica è sempre stata importante ma ora lo è ancora di più, perché riesco ad apprezzare il silenzio. Con la maturità ne vedo la preziosità e la pienezza, non solo il vuoto o la mancanza. Come se il silenzio possa diventare il grembo che partorisce il suono".

Del resto è anche un musicista e un cantante...

"Sì, però balbetto in tutte queste arti, il mio ritmo è un balbettio generale. Paradossalmente per un balbuziente cantare è una risorsa. A scuola, alle interrogazioni di matematica, per non avere inciampi nelle risposte inventavo una melodia o mi appoggiavo a una canzone di Sanremo".

Al Festival c’è appena stato, nella serata dei duetti. Che esperienza è stata?

"Floreale. Dopo che Amadeus mi ha consegnato sul palco i fiori di Sanremo, mia mamma dice che non me ne può regalare altri".

Com’è il suo legame con Perugia? E’ cambiato nel tempo?

"E’ cambiato perché sono cambiato io. Per crescere c’è un momento in cui devi contrastare le tue origini e affermare te stesso. Ma dopo che hai fatto il giro del mondo ti accorgi che quell’appartenenza ce l’hai comunque, che quel luogo è anche interiore. E’ come aver tolto un pregiudizio: quello che prima mi impediva di trovare me stesso ora diventa un punto fermo per trovarmi".

Qualche ricordo legato a San Francesco al Prato?

"Io sul prato lì davanti ci ho pianto le lacrime dei miei 20 anni, quando non sapevo dove andare a sbattere la testa. E’ un luogo bello, quando ti affacci alla vita ti viene un po’ da piangere..".

Dopo il trionfo al Festival di Berlino, sarà al cinema e poi in tv con la serie Sky “Dostoevskij“ dei Fratelli D’Innocenzo..

"Loro sono originali per come girano i film e per come li scrivono. E’ la storia di un poliziotto che insegue un serial killer e anche se stesso e questo intreccio mi ha conquistato, ha creato un immaginario da... giudizio universale".

Per finire, cosa vorrebbe trovare nell’uovo di Pasqua?

"Il rumore del mare. Pensa quanto sarebbe bello...".