SOFIA COLETTI
Cronaca

Filippo Timi: “Il mio Amleto debutta al Morlacchi”

L’attore e regista perugino in una nuova, attesissima edizione del suo spettacolo di culto. In scena da martedì a giovedì

L’attore e regista perugino in una nuova, attesissima edizione del suo spettacolo di culto. In scena da martedì a giovedì

L’attore e regista perugino in una nuova, attesissima edizione del suo spettacolo di culto. In scena da martedì a giovedì

Perugia, 29 novembre 2024 – "Più si scava in profondità e più il tesoro diventa grande e prezioso". Parte da qui Filippo Timi per raccontare la nuova edizione del suo spettacolo cult “Amleto²“, che debutta al teatro Morlacchi da martedì 3 a giovedì 5 dicembre. L’attesa è altissima (tutte le recite sono sold-out) per il ritorno ’a casa’ dell’attore, regista e drammaturgo perugino, amato e apprezzato per quella creatività dirompente e fantasiosa con la quale si muove tra teatro, cinema, televisione, letteratura e radio. Spiazzante, comico, furibondo, colorato, tra potere e oblio, frivolezza e pazzia. Così si presenta l’Amleto di Timi, affiancato sul palco da un cast d’eccezione con Elena Lietti, Lucia Mascino, Marina Rocco e Gabriele Brunelli. Mercoledì alle 17.30 c’è anche l’incontro con il pubblico

Filippo, perché ha deciso di tornare in scena con Amleto?

"Forse la molla sono i 50 anni che ho compiuto. E’ come farsi di nuovo la grande domanda, essere o non essere? Chiedersi se il proprio gesto artistico sia leale oppure metterlo in dubbio. L’Amleto  è stato un battesimo: ho debuttato in Umbria, era la prima volta che scrivevo un testo e lo mettevo in scena. Avevo trovato una mappa, convinto gli altri pirati - le attrici, lo Stabile dell’Umbria, il Parenti di Andrée Ruth Shammah – e quello spettacolo è stato il tesoro".

E adesso che succede?

"Mi sono inventato la regola dei pirati veri che non si fidano mai della prima cosa che incontrano: così ho voluto scavare più a fondo, nello stesso punto dove avevo trovato la cassa d’oro. Se non ti accontenti e continui a scavare, sotto c’è sicuramente una grotta d’oro. E come se la mettessi in scena, è con questo affaccio che mi presento".

Quindi come sarà questa nuova versione?

"Con la stessa partitura ma cambia lo strumento, cambiamo noi attori. Sono passati 15 anni, ho fatto i miei campionati, i miei giri del mondo, ho vinto coppe, perso gare, avuto incidenti e mi sono riparato. Ho cercato di fare arte, mi sono deluso, annoiato, ho amato... Un gran calderone".

Chi è il suo Amleto?

"Amleto è il primo ruolo che prende coscienza di essere un ruolo. Come accade nel film “Il giorno della marmotta“, ogni sera deve rivivere una vita intera, si annoia, è un eterno cadere sullo stesso inciampo. Ma forse a volte si può reagire diversamente a quello che accade o non accade ed è questo che fa Amleto. Io parto dal reale, da quello che succede in scena, dall’adesso".

E la storia?

"Ho una griglia, un testo che mi porta in determinate situazioni, a raccontare una storia. Da fuori c’è la vicenda di Amleto, poi ogni singola scena si fa la domanda: essere o non essere? E lo stesso accade a tutti i personaggi".

E com’è stato ritrovarsi con le attrici della compagnia?

"Ci siamo sempre frequentati in questi anni ed è accaduto quello che pensavo accadesse: una profondità, uno spessore maggiore nell’affrontare il testo e gli stessi temi. Ognuna di loro è diventata ancora di più ognuna di loro, nel bene e nel male. Ma attenzione, per un attore e soprattutto un’attrice 15 anni equivalgono a 5".

La scenografia è dominata da una grande gabbia da circo...

"Finisco con la frase: “siamo qui per uno spettacolo, allora diamoci una spettacolarità“. La tragedia si rappresenta grazie alla maschera di questa rappresentazione che mette in discussione la realtà. E sì, c’è una gabbia che divide noi attori dagli spettatori. Ma chi è dentro e chi fuori?".

“Amleto²“ inizia il suo cammino a Perugia...

"Ne sono felice, è molto bello che il Teatro Stabile ci abbia offerto il Morlacchi. Sono emozionatissimo per il debutto, questa è come una coccola in più".

E recitare al Morlacchi ha un valore speciale?

"E’ un luogo che conosco da dentro, lo sento come una costante, come il centro del mio andare a Perugia. Poi intorno ci costruisco tutto il resto".

Finalmente su Sky è arrivata la serie-evento del Fratelli D’Innocenzo, “Dostoevskij“. Com’è stata questa esperienza?

"Totalizzante ma più semplice di quello che si possa pensare. Mi spaventava prima di cominciare, perché era un kolossal con 298 scene e un anno di lavoro. Poi capisci che devi fare una scena per volta, con calma, cercando di farla un po’ più che al meglio. Quando fai un kolossal serve un po’ di presunzione, è benzina per il motore".

Un sì assoluto, insomma?

"Certo, e vale per ogni progetto che affronto, per Amleto e per il poliziotto tormentato di “Dostoevskij“, per i film con Bellocchio e per il BarLume".