"Lasciare il ministero sacerdotale: atto d’infedeltà o di onesta? E soprattutto ha ancora senso il celibato?". Ruota attorno a queste domande, l’intervento di solidarietà che giunge dalla Sardegna nei confronti degli ex sacerdoti della parrocchia di San Pio, Samuele Biondini e David Tacchini che hanno ottenuto la dispensa dal Papa. Un caso che ha fatto parlare molto a livello nazionale al quale ora si aggiunge il nuovo contributo da parte di un uomo di chiesa.
A scrivere un pubblico intervento – che è stato poi condiviso nel suo profilo Facebook dallo stesso Samuele Biondini – è don Alessandro della parrocchia sarda di Marrabiu (archidiocesi di Oristano). "Abbiamo conosciuto don Samuele in parrocchia – racconta –, invitato per due anni di seguito per la predicazione e la formazione. A lui mi lega un’amicizia da più di trent’anni: abbiamo trascorso un tempo di formazione insieme ad Assisi e dopo tanti anni ci siamo ritrovati ai corsi della Scuola Nazionale di Nuova Evangelizzazione Sant’Andrea. E’ uno degli amici più cari con il quale, in questi ultimi anni, ho condiviso importanti esperienze".
La scelta di Samuele è dunque arrivata fino alla Sardegna attraverso le parole dell’amico sacerdote che spiega: "Anche la comunità parrocchiale di Marrubiu ha avuto modo di conoscerlo e proprio per questo ho sentito il dovere di comunicare la sua scelta domenica scorsa, chiedendo per lui il dono e la carità della preghiera".
Don Alessandro ricorda nel suo intervento pubblico che Samuele "non è né il primo né sarà l’ultimo ad arrivare a questa scelta, anche se normalmente questo avviene nella discrezione e nel silenzio, piuttosto che sotto i riflettori. E’ importante invece offrire alcuni elementi per una riflessione personale che sia capace di astenersi da ogni giudizio e conclusione affrettata". Lo stesso sacerdote della parrocchia sarda riporta le considerazioni di un esperto attorno alla scelta di ‘sciogliere i voti’ definendola non come "un’infedeltà, ma un atto di onestà, perché si rivolge al discernimento della Chiesa per chiedere di essere dispensato dalla sua promessa di celibato, piuttosto che continuare a prometterlo senza più avere in cuore e nella mente di riconoscerlo come un proprio "carisma". Nel momento in cui viene accolta la sua domanda, egli lascia l’esercizio del ministero nel rispetto della legge che la stessa Chiesa si è data, cioè quella di servirsi solo di ministri che siano e rimangano celibi".
Chiaramente questo è un punto molto caldo del dibattito che si è aperto da tempo attorno all’opportunità o meno di cambiare la legge, un passo non facile da compiere, dato che ha alle spalle un millennio di storia. Proprio su questo punto della vicenda che riguarda i due ex preti tifernati, erano già intervenuti i rappresentanti del Movimento Internazionale dei sacerdoti sposati che avevano definito questo caso "sintomatico di una situazione di crisi del sacerdozio in tutto il mondo e campanelli di allarme per i vertici del Vaticano e delle singole conferenze episcopali per allargare l’esercizio del ministero ai preti sposati. Per arginare la crisi inoltre si potrebbero riaccogliere nel ministero i preti sposati che hanno già fatto questa scelta secondo la normativa prevista con dimissioni, dispensa e matrimonio religioso".
C. Crisci