DONATELLA MILIANI
Cronaca

Covid Umbria, "nuova ondata di ricoveri. Sanitari immuni? Garanzia per tutti"

Il primario del reparto Covid dell’ospedale di Foligno, Patoia: "Variante virus? Possibile"

Medici al lavoro in un reparto di terapia intensiva

Medici al lavoro in un reparto di terapia intensiva

Foligno, 31 gennaio 2021 - Il privilegio e il dovere di essere immuni. Il dottor Lucio Patoia, primario della struttura complessa di medicina interna e responsabile del reparto Covid dell’ospedale di Foligno ha ormai completato, come molti altri suoi colleghi in Umbria, l’iter della vaccinazione. "La prima dose del farmaco Pfizer mi è stata somministrata il 27 dicembre a Spoleto e la seconda il 19 gennaio".

Quindi è ormai fuori dal tunnel. Mai avuto problemi? "No, solo un po’ di stanchezza in più". Che effetto fa sentirsi liberi dal Covid, specie lavorando in un reparto come quello che dirige lei? "In realtà ero tranquillo anche prima. Prevale sempre per noi l’aspetto professionale e la consapevolezza che usando le protezioni necessarie: tute, mascherine, calzari, casco, guanti e quant’altro i rischi si riducono al minimo. Certo, ora quando entro nelle stanze dei pazienti affetti da Covid, so che anche se succedesse qualcosa di imprevisto come accaduto in passato quando sbattendo accidentalmente la visiera sono rimasto per un attimo senza protezione agli occhi in uno spazio in cui l’ossigeno crea dei pericolosi vortici, avrei meno preoccupazione. E questo aiuta molto". I suoi colleghi di reparto sono già tutti vaccinati? "Sì. Adesso faremo periodicamente dei tamponi di controllo. Non so se classici o antigenici. Io personalmente ho intenzione di fare una ricerca sul livello di anticorpi sviluppati". Si sente un po’ invidiato da chi, per fare il vaccino, dovrà aspettare a lungo? "In effetti sì. Ma più che un privilegio per un medico r itengo sia un dovere fare la profilassi. Quando la gran parte della popolazione sarà vaccinata questo incubo finirà. Il vaccino è sicuro. Non bisogna avere dubbi al riguardo. I sospettosi’? Dovrebbero chiedere a chi è ricoverato in terapia intensiva. Il guaio è che la gente pensa sempre che le cose succedano agli altri...Da noi ci sono anche pazienti quarantenni. Avessero potuto, avrebbero fatto di corsa il vaccino pur di non finire in ospedale ed evitare complicanze vascolari, neurologiche, polmonari e perfino amnesie. Tutti effetti collaterali che a volte continuano anche mesi dopo il superamento del Covid". Lei e sua moglie, chirurgo oncologo all’ospedale di Perugia, siete ormai entrambi vaccinati e immuni. Anche figli e parenti saranno più tranquilli. "Credo di sì. Anche se a onor del vero penso che i rischi di contagio siano più alti all’esterno che non all’interno degli ospedali". I positivi aumentano, il Covid corre, le terapie intensive si stanno riempiendo. Che idea si è fatto, circolano varianti diverse del virus? "E’ una possibilità tutt’altro che remota. Noi ad esempio a Foligno, dove ci sono 24 posti Covid, non riusciamo a dimettere un paziente che subito c’è un ricovero da fare. Fino a un paio di settimane fa non era così". Siamo alla vigilia della terza ondata? "Voglio essere ottimista, e sperare che quello che vediamo sia solo l’effetto di qualche piccolo stravizio di fine/inizio anno ".