Coronavirus. "Mi mancava l’aria ma adesso ce l’ho fatta"

Mirko racconta la sua battaglia contro il virus: "Grazie a mia moglie. Il peggio è passato ma restate a casa, è importante"

Emergenza coronavirus

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Perugia, 30 marzo 2020 -  «Una notte mi mancava l’aria. Respiravo a fatica. Ho aperto la finestra. Stavo per chiamare l’ambulanza". Poi quella fame di ossigeno che attanaglia molti malati di Covid è iniziata a passare. Piano piano. E Mirko, perugino, 48 anni, appartenente alle forze dell’ordine, ha pensato che forse il peggio di questo inferno di dolori e paura stava passando. La febbre, la testa che scoppia. "E la totale assenza di gusto e olfatto". Un sintomo raccontato da tante delle persone che sono state contagiate che ancora non ha riscontro nella neonata letteratura scientifica del Sars-Cov2.  

«Ho lottato con tutte le mie forze ma adesso posso dire di avercela fatta". Clinicamente guarito, si dice. Ufficialmente no. Deve aspettare il secondo tampone per dire di essere uscito dal tunnel. Per riabbracciare sua moglie Paola. "Non mi ha mollato un attimo". Un calvario lungo 15 giorni, rinchiuso in camera. "I pasti me li lasciava fuori dalla porta, poi ero costretto a disinfettare tutto, qualsiasi cosa toccassi".  

Quando lo ha saputo? "Il 14 marzo è arrivato il responso del tampone: positivo". Un pugno allo stomaco davanti alla consapevolezza di aver contratto il virus. "Avevo febbre bassa e un po’ di mal di testa. Inizialmente credevo fosse una banale influenza perché non avevo nemmeno la tosse". Ma è nel giro di pochi giorni che la situazione diventa più seria: "La febbre è iniziata a salire oltre i 38 gradi, respiravo affannosamente. Avevo un forte senso di nausea e spossatezza, tanto da non reggermi in piedi". Mirko non riuscirà ad alzarsi dal letto per tre giorni di fila. Forse il momento più duro della sua battaglia.  

Sa come l’ha preso? "Quasi certamente sul posto di lavoro, durante un controllo. Poi ho avuto un confronto con il medico di famiglia e mi ha telefonato l’Usl per la procedura da seguire. È stato un duro colpo. Ora, per fortuna, ho iniziato la discesa verso la guarigione, come dice la mia dottoressa. La mia quarantena finirà i primi d’aprile, potrò tornare al lavoro, ma soprattutto riabbraccerò la mia famiglia".  

E’ stata dura? "È una lotta, ma se ne può uscire vincitori". Quello di Mirko è soprattutto un messaggio di speranza. E su cosa farà appena uscito dalla quarantena, Mirko non ha dubbi. "Godermi il tempo con miei cari, stare con loro. È ciò che mi è mancato di più. Ho avuto anche tante dimostrazioni d’ affetto e di vicinanza, a distanza, chiaramente, e mi hanno dato una grande forza. Ma credo che si possa tornare a vivere la propria vita forse meglio di prima". Poi un pensiero commosso rivolto a colei che ha combattuto il virus insieme a lui. Distante per necessità, ma sempre presente, comunque. "Voglio mandare un bacio a Paola, la donna della mia vita".  

Valentina Scarponi © RIPRODUZIONE RISERVATA