REDAZIONE UMBRIA

Concorsi truccati, s’indaga sulle commissioni

Università per Stranieri, gli inquirenti cercano riscontri sui professori “compiacenti” che avrebbero fatto parte degli organismi di selezione

L’indagine su concorsi “addomesticati“ all’Università per Stranieri di Perugia si concentra sulle commissioni d’esame. Tra i ventitrè indagati dalla Procura ci sarebbero numerosi professori che avrebbero fatto parte di tali organismi di selezione dei candidati. Gli inquirenti, coordinati dal procuratore generale Raffaele Cantone, stanno lavorando per ricostruire la tela di rapporti che avrebbero portato a “pilotare“ almeno cinque concorsi per l’assunzione all’UniStranieri di ricercatori e professori universitari.

"In particolare – spiegava la Procura – gli esiti potrebbero essere stati predeterminati, a seconda dei casi, mediante la scelta dei tempi dell’uscita dei bandi, la loro profilazione, l’individuazione di commissari compiacenti e il controllo di ciascuna fase delle selezioni, fino alla nomina a vincitori dei candidati prescelti, a prescindere da ogni valutazione comparativa e di merito".

La Procura parla di "commissari compiacenti", trai i quali docenti di altre università italiane, che avrebbero assecondato le richieste ottenendo indietro favori dello stesso tenore. Accordi taciti, insomma, perché venisse assunto questo o quel candidato. Questo direbbero anche le chat tra i docenti della Stranieri di Perugia, che sarebbero balzate agli occhi degli investigatori dlla Guardia di Finanza che, dal settembre 2020, sono al lavoro sul caos-Suarez (l’esame farsa per l’ottenimento della certificazione B1 della lingua italiana ora davanti al gup). Si tratterebbe di conversazioni piuttosto esplicite che ora sono all’attenzione degli inquirenti che a quegli indizi cercano riscontri. Anche ascoltando i diretti interessati, le ventitre persone fin qui indagate nell’inchiesta. E al vaglio resta anche la grande mole di documenti che sono stati prelevati martedì scorso nel corso del blitz all’Università per Stranieri e al Ministero dell’Istiruzione (i cui funzionari non rientrano nell’inchiesta).

I reati che la Procura contesta, a vario titolo, ai ventitre raggiunti da avviso di garanzia, sono corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità, abuso d’ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio e turbata libertà degli incanti.

AnnA