Chat “segreta“ sui posti di blocco. Attiva da anni, oltre 3.700 iscritti

Chiusa dalla Digos della polizia che ha denunciato l’amministratore. Nata tra amici e poi sfuggita di mano .

Chat “segreta“ sui posti di blocco. Attiva da anni, oltre 3.700 iscritti

Chat “segreta“ sui posti di blocco. Attiva da anni, oltre 3.700 iscritti

Chiusa dagli agenti della Digos, diretta da Marco Colurci, una chat Telegram che aveva lo scopo di avvertire i partecipanti sui controlli delle forze dell’ordine in città. Una chat “segreta“ con oltre 3.700 iscritti e attiva da almeno cinque anni; nata per iniziativa di un gruppo di amici, tra i 20 e i 30 anni, con lo scopo di eludere i controlli dopo un aperitivo e poi clamorosamente sfuggita loro di mano. Tant’è che le indagini proseguono perché nella chat si sarebbero iscritti nel tempo anche personaggi di spessore criminale, che monitoravano in questo modo gli spostamenti delle forze dell’ordine non per evitare multe e alcoltest ma per commettere veri e propri reati, tipo furti e spaccio. Secondo la ricostruzione della polizia si poteva accedere "solo per invito" e la chat aveva registrato "una crescita esponenziale iniziata a partire dai mesi della pandemia". Già, per bypassare limitazioni e regole dei lockdown. Fino a un paio di mesi fa i partecipanti, è emerso dalle indagini, "quotidianamente e puntualmente", segnalavano controlli in strada e posti di blocco di polizia di Stato, carabinieri, guardia di finanza e polizia locale. Di fatto ostacolando il regolare servizio, sottolinea la Questura, che "giornalmente le forze dell’ordine svolgono per garantire il rispetto delle regole e la sicurezza di tutti i cittadini". E’ stato proprio un controllo andato a vuoto, nell’ambito di un’indagine specifica, ad insospettire la polizia. Che non senza difficoltà è riuscita a scoprire prima ed entrare poi nella chat, fino a decifrarne l’esatto contenuto, a identicarne amministratore e iscritti, e a cancellarla. La Questura fa sapere anche che prosegue "l’attento lavoro di monitoraggio" per individuare altri eventuali fenomeni di analogo tenore. Intanto l’amministratore della chat è stato denunciato con l’accusa d’interruzione di pubblico servizio; mentre come detto restano al vaglio diversi profili che avrebbero utilizzato la chat a fini criminali. Tra gli oltre 3.700 iscritti, molti dei quali sono rimasti silenti per anni in chat, carpendo solo quanto necessario in termini di controlli stradali, c’erano giovanissimi e anziani, affermati professionisti e persone comuni, neopatentati e padri di famiglia.

Stefano Cinaglia