
Una valanga di libri sulla sua storia e una raffica di eventi sul web per i 100 anni dalla nascita del partito comunista italiano e della storica scissione di Livorno. Una sorta di Pci-mania che non poteva non coinvolgere l’Umbria dove ieri un gruppo di comunisti "di diversa provenienza e appartenenza" che si autodefiniscono "anticonformisti", hanno voluto ricordare lo storico anniversario con un evento in diretta su facebook. "Una storia luminosa ancora utile per l’oggi" il titolo della diretta social che ha visto alternarsi gli interventi di Leonardo Caponi (nella foto), Giorgio Galli, Giuseppe Mascio, Costantino Pacioni, Carlo Romagnoli e Fabio Sebastiani. "Volevamo ribaltare decenni di commenti che hanno definitio il Pci come un orrore o errore della storia, o nei casi ad esso più indulgenti, come un rottame inservibile del passato" commenta Caponi, nato e vissuto in una famiglia di comunisti, dirigenti di partito e parlamentari: prima il padre Alfio (per tre legsilature dal 58 al ’68) poi lui stesso (due 94 2001).
"La consapevolezza d’essere un comunista convinto – dice – data ’68. Ai tempi ero iscritto a Scienze Politiche e anche alla Fgic.Scoprii l marxismo e il manifesto comunista del 1848. In quel momento capii che sarei rimasto comunista per sempre".
Non vi sentite un po’ anacronistici?
"Affatto. Il marxismo non è un ferrovecchio del passato ma uno strumento valido ancora per cambiare la società. Gli anni ’70, stagione del piombo a parte, il terrorismo era ed è assolutamente da condannare, restano un periodo splendido sul piano economico, sociale e politico per l’Italia. Quello in cui il movimento dei lavoratori ha raggiunto conquiste economiche e sociali importanti che hanno prodotto un balzo in avanti del Paese: purtroppo negli ultimi decenni sono state cancellate da un’opera di normalizzazione dell’ideologia liberista alla quale si è sottomessa la maggioranza della sinistra".
Il compromesso storico fu un errore?
"Io sono sempre stato contro, al pari di Ingrao e Cossutta. Non condividevo l’accordo con la Dc. Nel ‘76 gli elettori avevano votato Pci contro la Dc e invece... Sulla vicenda Moro però – sottolinea – io sono sempre stato convintamente dalla parte dello Stato contro le Br".
E nel ’91 arrivò Occhetto.
"Con la malaugurata idea di sciogliere il Pci privando l’Italia di una barriera fondamentale contro le idologie di destra. Fu allora che io e altri compagni nella scissione con il Pds abbiamo costruito Rifondazione comunista".
Poi spaccatasi a sua volta in occasione della fiducia al primo governo Prodi e poi a D’alema e Amato. Ma oggi i comunisti dove sono e chi sono?
"Siamo rimasti in pochi. Siamo dispersi. Bisognerebbe riunire i vari spezzoni frantumati in tanti piccoli partitini e farli vivere in un più grande contenitore della sinistra".
Non è fuori tempo massimo?
"Non credo. La questione di una rappresentanza comunista è aperta nel nostro Paese più oggi di ieri. Non è vero che il comunismo è morto. Paesi come la Cina, più di un miliardo di persone, o l’India così come il Sudamerica sono governati dal Pci".
In molti caso si tratta di regimi però
"Uscendo dal cortiletto di casa nostra: italiana ed europea, il comunismo non è morto. Attira ancora metà dell’umanità".
Insomma lei è un comunista autentico. La battuta sorge spontanea: ma quanti bambini ha mangiato?
"(Ride). Io ho un nipote che da 4 anni vive felice anche con noi nonni. È l’unico bambino al quale faccio riferimento...".
Donatella Miliani