STEFANO CINAGLIA
Cronaca

Cellulare durante il primo scritto. Prove “cancellate“ e da rifare

Respinto dal Consiglio di Stato il ricorso di una studentessa contro il parere di primo grado. Smartphone “pirata“

Giustizia amministrativa in campo dopo la scoperta del cellulare all’esame di Stato

Giustizia amministrativa in campo dopo la scoperta del cellulare all’esame di Stato

La scoperta del telefono cellulare all’esame di Stato costa ad una studentessa di un Istituto superiore cittadino la cancellazione delle prove effettuate. Dovrà insomma ripetere l’esame il prossimo anno. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato, al quale la studentessa tramite il proprio avvocato si era rivolta con un ricorso contro la sentenza del Tar.

Breve cronistoria: durante la prima prova scritta del 18 giugno i commissari avevano scoperto il cellulare (un secondo cellulare, perché il primo era stato regolarmente consegnato all’inizio della prova) ed espulso la ragazza dall’aula. La studentessa aveva presentato immediato ricorso al Tar, che l’aveva riammessa in via cautelare, permettendo alla giovane lo svolgimento di tutte le prove e il superamento dell’esame con la votazione di 81/100.

A fine luglio, costituito in giudizio il Ministero dell’Istruzione, il Tar con sentenza decideva nel merito, confermando l’esclusione dall’esame della ragazza. Da qui il ricorso di quest’ultima al Consiglio di Stato. Nel respingere il ricorso, i giudici di secondo grado della giustizia amministrativa osservano che "il verbale della commissione di esame (mai sottoposto ad alcuna querela di falso) attesta inequivocabilmente l’intervenuto “utilizzo” del cellulare (nel verbale si certifica, infatti, che la candidata “è stata sorpresa mentre utilizzava uno smartphone”); la pretesa della parte appellante di tracciare una labile linea di distinzione tra l’“utilizzo” e il mero “maneggiamento” del cellulare – oltre a basarsi su premesse logiche poco persuasive – si infrange comunque sul dato letterale del verbale, il quale attesta l’effettivo utilizzo del dispositivo mobile"

"La misura espulsiva adottata - aggiunge il Consiglio di Stato – non appare neppure lesiva del principio di proporzionalità, ove si consideri da un lato il fatto che la condotta complessivamente tenuta dalla candidata disvela un evidente animus decipiendi (non potendosi qualificare diversamente, infatti, la scelta della studentessa di consegnare inizialmente il primo cellulare alla commissione e di trattenerne invece uno per sé all’insaputa di tutti) e dall’altro lato il fatto che l’esclusione dall’esame appare essere l’unica possibile conseguenza sanzionatoria (realmente dissuasiva e rieducativa) che possa essere adottata a fronte di un illecito di tal fatta realizzato il giorno stesso dell’esame (e non durante l’anno scolastico)"