
Nessuno scempio, ma un’azienda che garantisce tanti posti di lavoro e che opera nel rispetto delle leggi. Dopo le proteste del neo costituito “Amici del Botto“ che mette in discussione l’ampliamento della cava di estrazione del basalto la Spicca, adesso si fanno sentire i dipendenti dell’azienda con un dettagliato comunicato nel quale vengono contestate tutte le argomentazioni portate dagli ambientalisti, con tanto di documentazione fotografica. "Rivendichiamo con forza la dignità di chi ha fattivamente contribuito alla crescita di questa impresa estrattiva, che altri vogliono invece rappresentare come uno scempio, una violenza al territorio e una vergogna intollerabile, a tal punto da volerne la totale chiusura – dicono –. Una mancanza di rispetto per tutti noi lavoratori che nell’azienda crediamo e viviamo, allo stesso modo dei tanti lavoratori delle aziende che con noi collaborano. Per tutto questo ci appelliamo a cittadini e istituzioni che hanno la responsabilità di garantirne la tutela sì, ma anche lo sviluppo. Per questo una nostra rappresentanza chiederà di incontrare i sindaci del territorio e il presidente del Consiglio comunale. Non ci fermeremo e chiederemo a oltranza anche in Regione di essere ascoltati ma soprattutto di avere rassicurazioni concrete sul nostro futuro" dicono i lavoratori.
La prima contestazione agli ambientalisti riguarda il fatto che i lavori di ripristino delle vecchie aree di scavo sono stati effettuati a regola d’arte e non in modo discutibile come sostiene il comitato. "Il bosco di ’Sassi del Diavolo’, i vigneti dello Spuntone, il percorso di caccia del Botto – spiegano – più di tante parole l’osservazione comparata delle foto dei siti di estrazione e dei loro recuperi successivi rendono bene l’idea di come si lavora e si progetta la nostra attività, nel rispetto delle normative vigenti e soprattutto del territorio. Per l’attuale concessione il riambientamento è in corso e il progetto prevede che a completamento vengano piantumate anche porzioni a bosco, porzioni a vigneto, porzioni ad oliveto, oltre che campi e prati". I dipendenti contestano anche il paventato aumento della cava, per uno sfruttamento ipotizzato in oltre 32 ettari. Non si tratta della superficie reale, spiegano, ma della semplice individuazione di un terreno da usare anche per altri scopi.
"L’area interessata dall’accertamento di giacimento ricomprende anche zone non oggetto di escavazione ma solo destinate a deposito temporaneo di terreno vegetale o di ricucitura morfologica con la zona di cava", spiegano. I lavoratori contestano anche l’argomentazione di un presunto danno al paesaggio: "La particolare configurazione della cava oggi non la rende visibile dall’esterno nemmeno dalle immediate vicinanze, se non sorvolandola e quindi l’impatto paesaggistico risulta ridotto al massimo".
Cla.Lat.