REDAZIONE UMBRIA

Beni confiscati alle mafie Ora sono di pubblica utilità

Ad Acquasparta nascono alloggi popolari, a Pietralunga un’azienda agricola "Bisogna creare anticorpi nella società contro le infiltrazioni criminali".

Beni confiscati alla mafia assegnati ai Comuni di Acquasparta e Pietralunga: rispettivamente una palazzina in centro sottratta a Cosa Nostra e 99 ettari che appartenevano ad un clan calabrese, verosimilmente di ’Ndrangheta. La questione è stata al centro dell’Osservatorio regionale antimafia, riunito ieri a Palazzo Cesaroni. Per il presidente Walter Cardinali è "necessario dare un segnale concreto di riutilizzo di questi beni per essere più credibili e creare anticorpi

nella società contro le infiltrazioni criminali". Il sindaco Giovanni Montani ha illustrato il progetto di recupero di una palazzina del centro storico confiscata ad un clan mafioso siciliano: "Ci sono state difficoltà urbanistiche da superare, dato che il progetto prevedeva il coinvolgimento di vari livelli istituzionali. Collaborando con Ater abbiamo scelto di destinare quell’edificio all’edilizia residenziale pubblica a canone concordato, per fronteggiare lo spopolamento del borgo" A maggio partiremo con i lavori di sistemazione della palazzina e il 23 aprile Acquasparta riceverà un riconoscimento

dall’associazione ‘Nel nome del rispetto’ per tutte le iniziative messe in campo per sostenere la cultura della legalità". Il sindaco di Pietralunga, Mirko Ceci:

" Si tratta di 99 ettari di terreno in zona Col della Pila, confiscati ad un clan calabrese, abbandonato e coperto di erbe infestanti. Andava ricostituita una azienda agricola e trovate le risorse per attivarla. Insieme a Libera abbiamo organizzato dei campi estivi per la coltivazione della patata bianca di Pietralunga, creando una sensibilizzazione verso il tema del riutilizzo di quel bene. Abbiamo pubblicato tre bandi per l’affidamento prima di avere una manifestazione di interesse"