Slitterà, con ogni probabilità, al 2024 il processo per calunnia ai danni di Patrick Lumumba che vedrà Amanda Knox di nuovo sul banco degli imputati. Seppure diventata definitiva la condanna nei confronti dell’americana, ritenuta colpevole di aver ingiustamente accusato Lumumba di aver ucciso Meredith, la donna – che dall’accusa di omicidio è stata definitivamente assolta – ha impugnato la sentenza di condanna a tre anni sulla base di una pronuncia della Corte europea dei diritti dell’uomo che aveva riconosciuto la violazione del diritto di difesa di Amanda. Violazione che si sarebbe consumata nell’interrogatorio in questura, a pochi giorni dal delitto, quando da persona informata dei fatti divenne imputata. Il ricorso è stato accolto dalla Cassazione che, dopo l’introduzione dell’articolo 628 bis del codice di procedura penale, ha disposto il nuovo esame del procedimento. Le ragioni del prolungamento dei tempi sono da ricondurre al "ritardo" nel deposito delle motivazioni della sentenza, necessarie per definire il "perimetro" del procedimento che per questioni tecniche è stato assegnato ai giudici del capoluogo toscano. Knox di certo non potrà subire una condanna più pesante dei tre anni che le sono stati inflitti e già scontati con i quasi quattro passati in cella. Gli avvocati Dalla Vedova e Luparia Donati puntano ora all’assoluzione.
CronacaAmanda, slitta il processo per la calunnia a Lumumba
Amanda, slitta il processo per la calunnia a Lumumba
Knox sul banco degli imputati: vuole l’assoluzione
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