
Il Comune di Orvieto è responsabile per i gravi danneggiamenti arrecati alle proprietà private dalla grande alluvione del 2012. Lo ha stabilito una recente sentenza emessa dal Tribunale regionale delle acque pubbliche che ha condannato l’amministrazione comunale a pagare danni per oltre 150mila euro a favore di quattro famiglie le cui abitazioni ed aziende erano state devastate dall’esondazione del fiume Paglia e dal Chiani, i cui effetti distruttivi per un puro miracolo non avevano preteso anche un tributo di vite umane. Le proprietà in questione si trovano infatti nella zona de La Svolta a Ciconia, dove il torrente Chiani confluisce nel Paglia, una delle tante aree della periferia orvietana duramente colpite dal violento evento naturale i cui effetti si sarebbero tuttavia potuti attutire se non del tutto evitare. E’ infatti questo il risultato finale della perizia in base alla quale il Tribunale delle acque ha emesso la sentenza. Nell’assenza delle istituzioni locali, i proprietari erano stati lasciati soli e si erano visti costretti a ricorrere alla magistratura per cercare di avere giustizia delle grandi spese che avevano dovuto affrontare per ripristinare le loro proprietà, alcune delle quali finite sotto un metro e mezzo di acqua. Il Comune di Orvieto, all’epoca dei fatti rappresentato dalla Giunta del sindaco Toni Concina, era risultato immediatamente come il soggetto giuridicamente responsabile. Il perito incaricato dal Tribunale, fatti i dovuti rilievi e presa visione di tutta la documentazione, ha fornito delle risposte complete ed esaurienti ai giudici. Secondo tale ricostruzione dei fatti, il Comune aveva chiesto ed ottenuto dalla Provincia l’autorizzazione a mettere in sicurezza la zona tramite l’esecuzione di opere idrauliche, seguendo precise prescrizioni. Stando alla perizia però, però, questo non è avvenuto, il Comune non ha completato le opere previste e quelle realizzate in parte non sono state eseguite a regola d’arte.
In quella fase, il tecnico del Tribunale delle Acque tentò una conciliazione tra le parti, ma il Comune si rifiutò di aderire. Nel 2015, i proprietari si videro quindi costretti ad avviare un’azione legale. Ora il sindaco Tardani ha tempo fino al 23 gennaio per fare appello ed evitare che anche la Corte dei Conti possa aprire un fascicolo per un possibile danno erariale arrecato alle casse comunali da una condotta riconosciuta come negligente da questa prima sentenza.
Cla.Lat.