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Andrea Agostinelli e il tifo per la Pistoiese: "La retrocessione potrebbe essere un bene"

L'allenatore e opinionista sportivo parla dopo la caduta della squadra arancione in serie D

La Pistoiese di Andrea Agostinelli: nel 1998/99 fu promozione in serie B

Pistoia, 3 maggio 2021 - Lontano dal luogo, ma vicino, vicinissimo più di quanto si pensi. Ha fatto il tifo sino all’ultimo in silenzio, sperando: augurandosi che la Pistoiese, la squadra del cuore assieme alla Lazio, riuscisse a mantenere la serie C, una categoria professionistica. Andrea Agostinelli non è solo l’uomo che ha indossato l’arancione in serie A, conquistato successi da allenatore a Pistoia, ma si sente soprattutto un pistoiese acquisito. “Non pensiate che ragioni così di tutte le piazze, pur importanti, in cui ho giocato, ove ho allenato: Pistoia fa parte di me e vederla così mi fa male”. Sino a metà stagione ha lavorato per il Livorno, altra nobile decaduta, ma spiega.

“La retrocessione in D della Pistoiese è un grosso dispiacere. È accaduta proprio nell’anno del Centenario. Non me lo aspettavo e sapete perché? Perché sono anni che la società ha una continuità dirigenziale, una sua solidità. A giro non si è mai ascoltato di calciatori e tecnici che si lamentino per mancati pagamenti, problematiche varie. A Livorno e Lucca, invece, qualche problema c’era, per cui ci si poteva anche attendere qualcosa di negativo. Per Pistoia, invece, è stata una sorpresa enorme, che se possibile fa ancora più male”. Ma Pistoiese, Lucchese e Livorno sono le tre squadre peggiori del campionato? “No, non sono le peggiori – asserisce, sicuro del fatto suo –. Ma ripeto: mentre a Livorno e Lucca qualcosa si poteva intuire, per Pistoia non esisteva nulla che facesse presagire tutto questo.

E ormai possiamo dire che il girone A della serie C era il più ‘facile’: non c’erano grosse realtà come negli altri due, tutti se la potevano giocare contro tutti”. L’uomo che soltanto lo scorso 21 aprile, nel dì di festa, dichiarava “a Pistoia allenerei anche in Eccellenza”, sbotta in un’altra dichiarazione d’amore per i colori arancioni. “Con la Lazio, la Pistoiese è il club della mia vita e non è una frase fatta. Ci penso spesso: in A ho giocato da protagonista 27 partite su 30, da allenatore ho conquistato la promozione in B quando mi si chiedeva solo di salvarci. Poi l’anno successivo, le tre squadre promosse dalla C con noi sono retrocesse, mentre noi, penalizzati di 4 punti, ci siamo salvati.

Nessuno mi ha mai allontanato da Pistoia, dalla Pistoiese: decisi io di venire via. Ma a Pistoia avevo e ho amici importanti, in quegli anni ci viveva pure mio figlio… Sono davvero triste. Una retrocessione che fa male, che mi fa male”. Ma da autentico uomo di sport, che sa incassare con equilibrio, ha un colpo di coda che non può non restituirci un briciolo di sorriso, di speranza. “Piangiamo oggi e domani, ma da dopodomani rialziamo la testa. Paradossalmente dai grandi dolori, nascondo le grandi imprese. Lo sport e il gioco del calcio sono ricchi di queste storie. Allora attenzione: chissà che questa retrocessione non sia un bene. Ci costringerà (dice proprio così, da pistoiese, ndr) a ripartire da zero, a ricostruire. Le ultime annate, purtroppo, erano state deludenti: sempre a inseguire la salvezza all’ultimo tuffo. Pistoia e la Pistoiese meritano altro, meritano di più di una C piena di patemi d’animo”.

Gianluca Barni