CARLO VENTURINI
Pisa in serie A 

Il film della promozione: 1984-1985. Berggreen: "In città festa infinita"

L’iconico numero "7" apre il cassetto dei ricordi: "Simoni ci convinse allenamento dopo allenamento"

L’iconico numero "7" apre il cassetto dei ricordi: "Simoni ci convinse allenamento dopo allenamento"

L’iconico numero "7" apre il cassetto dei ricordi: "Simoni ci convinse allenamento dopo allenamento"

"Noi non avevamo così tanti punti rispetto alle inseguitrici. Eppure, eppure ci siamo andati lo stesso…". A parlare così a La Nazione, è la maglia numero "7" del capitano Klaus Berggreen, una maglia "dilaniata" dal difensore della Juventus Lionello Manfredonia. Già lo scrivere Juventus fa venire i brividi per l’accostamento al Pisa di quell’epoca (1985-1986), un Pisa corsaro, irriverente e guerriero. Corsaro per le ripetute incursioni nella Serie regina la "A", e corsare perché saccheggiò diverse big tra cui la stessa Juventus che vinse il campionato con tal Michael Laurdrup e Michel Platini che pareggiò su un rigore (dubbio) contro quel Pisa del capitano Klaus.

Ma riavvolgendo il nastro ci interessa da Berggreen, la stagione ‘84-’85, quel caleidoscopio di emozioni che ci ha visti retrocedere dalla A alla cadetteria per poi prendere uno sputnik che ha catapultato il Pisa là dove le stelle si toccano con un dito. "Non avevamo un distacco così amplio dalle inseguitrici come il Pisa di questa stagione ma eravamo convinti di essere forti. Lo sapevamo, ci credevamo eravamo davvero forti".

Merito di chi?

"Del gruppo. Ce lo sentivamo nella testa e nelle gambe".

E forse merito anche del presidentissimo Anconetani?

"Non l’ho citato perché lui è a monte. C’è sempre stato. Ha voluto che ritornassimo in A. Era un grande motivatore".

Per riprendere quell’ascensore verso la massima serie, Anconetani osò l’inosabile, si permise un lusso (e lui non se ne concedeva tanti) e cioè quello di tenere i due stranieri, Bergreen e Wim Kieft. E puntò sull’allenatore Gigi Simoni. Che ricordo hai del mister Simoni?

"Quell’anno è grazie a lui se siamo saliti. Un grande, un grandissimo allenatore. Ci ha convinti allenamento dopo allenamento partita dopo partita. Siamo diventati un gruppo, una squadra mentalmente forte. Non aiamo mai avuto di perdere: abbiamo fatto tanti gol".

Per l’esattezza, il Pisa quella stagione fece ben 52 gol, un record per la serie B. Come avete festeggiato la promozione?

"Eh i tempi erano diversi. Niente pullman a due piani. Facemmo però una grande festa allo stadio con i tifosi. La città festeggiò più di noi (ride Klaus)".

Quando il Napoli vinse lo scudetto, Maradona negli spogliatoi indicò alle telecamere Ciro Ferrara dicendo che lui era il più felice perché napoletano verace. Tra di voi che era il giocatore più incontenibile per la gioia?

"Nessuno era più felice di altri. Lo eravamo tutti".

E la happy danish army?

"Ohhh, sì. Io penso, ne sono convinto che loro stiano vivendo una favola, una favola al di là di tutto. Pisa è bellissima. Voi siete abituati alla vostra bellezza. Pisa ai danesi piace, c’è qualcosa che ci lega. La città è a misura nostra. Io mi ci metto dentro per primo".

E l’affetto tra la città ed il capitano dalla maglia strappata, è stato suggellato dalla cittadinanza onoraria che il sindaco Michele Conti nel 2023, ha conferito a lui ed al connazionale Henrik Larsen, dicendo: "Per l’affetto e riconoscenza che tributiamo a Klaus ed Henrik che hanno fatto parte di una squadra che ha regalato tante gioie sportive ai tifosi nerazzurri". Berggreen è tornato a Pisa in occasione della presentazione alla Cetilar Arena- della maglia "Collezione Copa Pisa 86-87". "Sono arrivato allo stadio solo dieci minuti prima e mi sono sentito subito a casa. L’affetto dei tifosi è enorme. Nulla è cambiato, le emozioni sono quelle di sempre di quelle che non muoiono mai".