I sapori della tradizione: una "dolce" identità culturale

Ogni città e borgo ne hanno uno tipico: un tempo scandivano le varie stagioni in un calendario del gusto

FIRENZE

La Toscana punta sui dolci della tradizione per raccontare il territorio e la propria identità culturale. Queste specialità sono molto legate alle festività religiose e hanno un forte valore identitario: sono simbolo di condivisione e accoglienza, di festa e ricorrenza, raccontano di tradizioni, storie familiari e generazionali, di identità e peculiarità. Ogni piccolo borgo ha il suo dolce, ogni ricorrenza ha le sue "chicche": per questo tenerne traccia è il modo di riappropriarsi di una memoria che rischia di scomparire. Ogni dolce è emblema di una città Toscana a cui è particolarmente legato per tradizione: a Firenze ecco la schiacciata alla fiorentina; a Prato le Pesche; a Pistoia i Brigidini; a Pisa la Torta coi becchi; ad Arezzo il castagnaccio (Baldino); in provincia di Livorno la Schiaccia Briaca dell’Isola d’Elba; a Siena il Panforte; a Lucca il Buccellato; a Massa Carrara la Torta di Riso; a Grosseto lo Sfratto di Pitigliano.

Poi ci sono i cantuccini, diventati un po’ il prodotto simbolo dell’accoglienza in tutta la regione. Tra sacro e profano, tra tradizioni contadine e la cucina dei monasteri, i dolci scandivano un tempo le varie stagioni in una sorta di calendario del gusto, perché il dolce era simbolo di occasioni speciali, ricorrenze e feste. Oggi ci ricordano quella storia, ce la fanno rivivere e ci permettono, letteralmente, di assaporarla. Il pan di ramerino, per esempio, veniva consumato esclusivamente nella Settimana Santa prima di Pasqua. Ormai nelle panetterie e nei forni di Firenze si trova per tutto l’anno, mentre un tempo era in vendita solo il giovedì Santo, quando veniva comprato e portato a far benedire in chiesa. Oggi che i dolci sono alla portata di tutti, in ogni momento, diventa importante non dimenticare da dove nascono certe tradizioni e determinati sapori.

Li.Cia.