Una sfida globale "Il miracolo di otto anni fa L’accordo tra 193 Paesi oggi sarebbe utopia"

Il professor Riccaboni responsabile Obiettivo 2, la lotta alla fame "L’agricoltura e le nuove tecnologie possono essere una risposta. Negli affreschi del Buon Governo i traguardi da raggiungere".

Una sfida globale  "Il miracolo di otto anni fa  L’accordo tra 193 Paesi  oggi sarebbe utopia"

Una sfida globale "Il miracolo di otto anni fa L’accordo tra 193 Paesi oggi sarebbe utopia"

di Eleonora Rosi

SIENA

L’allegoria del Buono e del Cattivo Governo di Ambrogio Lorenzetti, il ciclo di affreschi che da sette secoli fa da manifesto politico in una sala di Palazzo Pubblico a Siena, è stato usato dall’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile per spiegare i 17 obiettivi dell’Agenda Onu. Coniugati con l’affresco del Lorenzetti, che li riassume in maniera mirabile. Come può farlo, a distanza di sette secoli?

A dare una spiegazione è il professor Angelo Riccaboni (foto in basso), presidente del Santa Chiara Lab dell’Università di Siena, direttore della Fondazione PRIMA, membro del Council di Sustainable Development Solutions Network (SDSN), rete creata dalle Nazioni Unite per promuovere lo sviluppo sostenibile, nonché direttore italiano del secondo dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile di Agenda 2030. "Assieme alla professoressa Gabriella Piccinni, storica del Medioevo - racconta Riccaboni - nell’ambito di un master in sviluppo sostenibile, abbiamo ‘fotografato’ diciassette scene del Buon Governo, ricollegandole agli obiettivi di sviluppo sostenibile. Quando si parla di Agenda 2030, si parla di una serie di principi e obiettivi che riguardano non solo aspetti ambientali, ma anche sociali ed economici. Uno dei principi base della sostenibilità è l’integrazione della dimensione sociale ed economica in quella ambientale, l’affresco racconta tutto questo".

Per quel che riguarda il percorso dell’Italia e del mondo per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, il responsabile del GSD 2, quello che punta a ‘sconfiggere la fame nel mondo’, ritiene che sia arrivato il momento di tracciare un primo bilancio. "L’agenda 2030 è stata firmata da 193 paesi il 25 settembre 2015, quindi si può dire che siamo a metà del percorso. Sicuramente da quella data si sono fatti passi avanti, ma non abbiamo certo raggiunto l’obiettivo. Deve essere chiaro, però, che non possiamo dare la colpa al termometro se abbiamo la febbre" è il claim del professor Riccaboni, che insiste sulla crucialità degli obiettivi fissati, ai quali dovrebbero seguire azioni concrete. "Avere un termometro è importante, ma se Paesi, regioni e comuni non riescono ad attuare gli obiettivi la responsabilità è loro, non di Agenda 2030".

L’ultimo report SDSN registra per il biennio appena trascorso uno stazionamento (in alcuni casi un vero e proprio decremento) degli indici di raggiungimento degli obiettivi. I paesi del Nord Europa sono quelli che guidano il cambiamento globale e si pongono in testa alla classifica dei 193 Paesi, mentre l’Italia si tiene stretta un non troppo soddisfacente 25° posto. "Dobbiamo considerare, anche alla luce dei fatti geopolitici più recenti, - fa notare Riccaboni - che nel 2015 fu un miracolo arrivare all’adozione dell’Agenda. Oggi infatti sarebbe molto più difficile mettere d’accordo 193 paesi".

S’intuisce anche il perché del rallentamento nel raggiungimento degli obiettivi; se a questi non seguono continue, aggiornate e concrete azioni, la lettera morta poco può fare per la conservazione dell’ecosistema terrestre. "L’Europa è l’unico continente che si è impegnato con l’European Green Deal e altre iniziative in questa direzione. Dobbiamo essere fieri di essere europei. – ha detto Riccaboni – grazie ad Agenda 2030 abbiamo a disposizione strumentari, misurazioni, studiosi e documenti che ci aiutano a raggiungere concretamente gli obiettivi. Dobbiamo solo sfruttarli e metterli in pratica".