Un sogno fatto di paglia e di terra. Il teatro che nasce dalla comunità: "Così l’arte rispetta l’ambiente"

L’idea della regista e attrice Soledad Nicolazzi: "Un momento collettivo che va a generare cultura". L’obiettivo per creare la struttura è ottenere fondi per 6mila euro. Si può donare in occasione degli eventi.

Un sogno fatto di paglia e di terra. Il teatro che nasce dalla comunità: "Così l’arte rispetta l’ambiente"

Un sogno fatto di paglia e di terra. Il teatro che nasce dalla comunità: "Così l’arte rispetta l’ambiente"

Il teatro di terra è il sogno di un gruppo di artisti che si costruiscono il loro palcoscenico. Si erge in una piccola e stretta strada di Carrara. Vicolo San Pietro profuma di anarchia e arte, con i murales e la tipografia anarchica. Lì tra il teatro cittadino, l’Animosi, e il fiume Carrione sta prendendo forma il piccolo edificio in terrapaglia, grazie alla collaborazione di tanti volontari.

Al civico 13c una volta "c’era un capannone, una discarica a cielo aperto – racconta l’ideatrice del teatro di terra, l’attrice e regista Soledad Nicolazzi – con il tetto in amianto. Avevamo da parte una piccola somma di soldi, dall’altra la passione per la recitazione. Così ci siamo rimboccati le maniche". Ma questo non è un semplice progetto fatto di carte e materiali, qua c’è un capitale sociale e umano "fatto di volontari che si sono presentati in cantiere e hanno iniziato a lavorare – prosegue l’artista – La tecnica di costruzione è molto semplice. Non volevamo utilizzare materiali tradizionali come cemento e polistirolo, serviva un passo in più verso l’ambiente. Abbiamo contattato Dino Mengucci, fondatore del centro per l’educazione ambientale ‘Panta Rei’ in Umbria e grazie a lui abbiamo scoperto la terrapaglia. Utilizziamo la tecnica della bioedilizia “Torshì“ con materiali eco-compatibili. Di cemento ci sono solo le fondamenta perché per legge dev’essere così, ma il resto della struttura è fatta di legno e le intercapedini tra un pilastro e l’altro sono riempite di paglia pressata e terra, un’antica tecnica tutt’ora usata in Francia. La terrapaglia verrà messa anche sotto le tegole per coibentare il tetto. Il tutto sarà poi certificato dai tecnici, sia dal punto di vista sismico che da quello ignifugo". Dalla matita dell’architetto Mariagrazia Contarini nasce un luogo che proporrà alla città spettacoli e laboratori. Ma tra arte e sogni ci sono i soldi, quelli che servono per i materiali "anche se alcuni di questi ci sono stati donati – dice la Nicolazzi – ma le spese sono lievitate in corso d’opera a partire dai 5mila euro per smaltire l’amianto. Abbiamo così promosso una raccolta fondi con l’obiettivo di arrivare a 6mila euro, però alla fine ne abbiamo raccolti solo 2mila 500. Così adesso facciamo spettacoli davanti al piccolo teatro e nelle piazze della città dove gli spettatori possono donare. C’è anche la possibilità di sostenerci con il 5x1000".

Insieme a Soledad anche il compagno Matteo Serafin e l’attrice e traduttrice Dalia Padoa con la quale l’attrice ha creato la compagnia ‘Stradevarie’. Poi Emiliana Melchiori che si occupa di comunicazione, la fotografa Gaia Pivac e l’artista Alem Teklu che modella l’intonaco di terrapaglia. "Oltre alle donazioni le persone possono aiutarci venendo in cantiere a darci una mano – conclude Soledad Nicolazzi – imparando la tecnica di costruzione del Torshì. L’importante è stare insieme per inseguire il nostro sogno: sono le situazioni collettive che generano arte e cultura".

P.P.