L’ex colonia ’Motta’. Scrigno per la Edison. Oggi rudere dimenticato

Lo stabile era stato concepito per ospitare i figli dei dipendenti dell’azienda. Ultimata nel 1937 viene utilizzata anche dalla Marina militare come ospedale. .

L’ex colonia ’Motta’. Scrigno per la Edison. Oggi rudere dimenticato

L’ex colonia ’Motta’. Scrigno per la Edison. Oggi rudere dimenticato

Sono così tante (da un censimento ne risultano 27) al punto da caratterizzare un tratto di costa, non molto esteso (non più di una manciata di chilometri) ma con una alta densità di manufatti. Un patrimonio immenso che testimonia un passato che fu e che sembra molto lontano guardando i disastri causati dal tempo ma anche dall’incuria degli uomini. Nella maggior parte dei casi le colonie di Marina di Massa (ma la stessa sorte è toccata alla ex “Opera Balilla Milano, Torino e Vercelli” di Marina di Carrara e alla ex “IX maggio” di Marinella di Sarzana) vivono uno stato di degrado e alcune sono ridotte a poco più che ruderi, ma dietro quei muri ci sono storie di persone malate di tubercolosi, di bambini che qui venivano in soggiorno estivo e vedevano il mare per la prima volta.

La più nota e la più visibile, è senz’altro la ex “Edoardo Agnelli” con la sua ex torre Balilla, più conosciuta come torre Fiat. Progettata dall’ingegnere Vittorio Bonadè Bottino per iniziativa dell’allora senatore Edoardo Agnelli nel 1933, la torre è stata realizzata in cento giorni e ancora oggi è lì, a ricordarci che quelle costruzioni sono più longeve di tanti edifici scolastici costruiti nel secondo dopoguerra.

Del complesso fanno parte anche alcuni edifici minori ma ovviamente è la torre a farla da padrona con i suoi 17 piani e un’altezza di 52 metri proprio in riva al mare. Con una struttura comune ad altri edifici dell’epoca costruiti in altre parti d’Italia, in origine la torre è stata pensata come un’unica camerata con sviluppo elicoidale, larga 8 metri e lunga 420 metri, progettata per accogliere 800 bambini. La lunga rampa elicoidale si sviluppa intorno al pozzo centrale, l’ingresso era dal lato mare tramite una scalinata semicircolare, mentre ai lati della torre, parallelamente alla linea di costa, sono disposti due ali di edifici adibiti a uffici e servizi. All’esterno un grande parco con piscina.

Ma se la ex “Torre Balilla” è sopravvissuta e ancora oggi è funzionante, destino ben diverso è quello che si è accanito sulla “Ettore Motta” poco distante, ma quasi irriconoscibile se non fosse per il nome che ancora si intravvede su quel che resta della facciata. Se la torre era per i figli dei dipendenti Fiat, la Motta era per i figli dei dipendenti Edison (società elettrica che diventerà Montedison solo nel 1966, dopo la fusione con il colosso della chimica di foro Bonaparte).

Ettore Motta è il figlio di Giacinto, presidente Edison e deputato del Regno, che volle questa struttura in ricordo del figlio morto 18enne di tubercolosi nel 1922. Costruita nel 1926 è terminata nel 1937, durate il secondo conflitto mondiale è adibita a ospedale militare della Regia Marina, torna colonia nel dopoguerra fino agli anni’80 del ‘900. Nel 1991 è acquistata da una società privata ma il successivo fallimento apre la strada alla sua fine, tra abbandono e degrado. L’edificio si presenta come un grande blocco a tre piani, parallelo al mare, con dormitori, cucine e refettorio, infermeria e ambulatori, spazi di servizio e alloggi per il personale. Nella pineta retrostante c’era anche una grande piscina e, con un progetto di avanguardia, era dotata anche di una grande centrale termica per l’autoproduzione di energia elettrica e fino alla costrizione della vicina colonia Torino, è quella che occupa la maggiore area.

Maurizio Munda